Guarda che sorprese ci riserva la vita. Quando si credeva che il rock fosse morto, eccolo risorgere sul palco dell’Ariston, storicamente ostico a chitarroni e band, nella versione più aspra e trasgressiva dei Måneskin. Certo arriva con molto ritardo, ma questo è Sanremo, questa è la provincia italiana, dove le novità vengono assimilate in ritardo. «Abbiamo fatto la rivoluzione», è la gioia della band di Monteverde, il quartiere romano dei Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini.
Guarda che sorprese ci riserva la vita. Quando si pensava che l’era dei talent avesse imboccato la parabola discendente, ecco che i posti più alti del podio del Festival di Sanremo vengono conquistati da ex stelle di “X Factor”: Måneskin e la coppia Francesca Michielin e Fedez. Quasi a facilitare la svolta che potrebbe portare al timone della manifestazione di Rai1 quell’Alessandro Cattelan che per dieci anni è stato il volto del talent di Sky.
Guarda che sorprese ci riserva la vita. Beffati nel 2017 da Lorenzo Licitra a “X Factor”, i Måneskin si prendono la rivincita a Sanremo, mentre del ragusano si sono perse le tracce.
Che sorprese che ci riserva la vita. Damiano David, che ha tanta grinta, che è l’icona fluida della sessualità italiana, che fa la pole dance in tacchi a spillo. Damiano che è eccessivo, Damiano che se la crede, Damiano che fa innamorare. Damiano… eccolo lì inginocchiato, emozionato, in lacrime, osservare stupito il premio per aver vinto la edizione numero 71 del Festival di Sanremo. Un pianto liberatorio, dopo giorni di tensioni, dopo anni trascorsi a combattere contro i pregiudizi, dopo tanti schiaffi ricevuti.
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«Semplicemente perché non sono un automa, ma un essere umano e ho delle emozioni», commenta. «Vincere il festival, con questo pezzo, ci ha fatto rendere conto di aver fatto delle cose importanti in quattro anni».
«In quattro anni siamo passati dal suonare in strada, in via del Corso, e ristoranti a vincere il Festival con un brano con questo tipo di sonorità. È la dimostrazione che si possono coltivare i sogni. È una impresa figlia della nostra voglia di andare avanti senza lasciarci condizionare», aggiunge la bassista Victoria De Angelis, per metà danese. Da una sua idea è nato il nome Måneskin, scritto con la å con anello sopra introvabile nella tastiera italiana: è una parola danese che significa “chiaro di luna”. Proprio la ventenne bassista è l’altro fulcro della band, grintosa, determinata e piena di stile. Completano la formazione il chitarrista Thomas Raggi e il batterista Ethan Torchio, più timido e defilato rispetto agli altri tre.
«Il pregiudizio e il fatto di essere una band e, quindi, di occupare troppo spazio ci hanno fatto da ostacoli sulla nostra strada», ammette Damiamo. «Questa per noi è una vittoria doppia».
Belli, bravi e giovanissimi, si sentono autentici, vogliono restare veri. Alla loro generazione e agli eterni ventenni che amano il rock hanno dato corpo e voce con il singolo Vent’anni e un omonimo manifesto social, dove esorcizzano le loro paure: solitudine, panico, ombre ed emarginazione. Zitti e buoni, la canzone con cui hanno vinto e che dedicano «a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni», è l’antipasto del nuovo album Teatro d’ira: uscirà per Sony il 19 marzo.
«È un brano che rappresenta un suono attuale», sostiene Victoria. «Era il perfetto apripista per il nuovo disco. È anticonvenzionale. A Sanremo noi abbiamo portato la nostra identità. Non ci aspettavamo la ricezione così veloce da parte del pubblico. Vuol dire che c’è curiosità ed entusiasmo intorno al progetto».
Una vittoria determinata dal voto della Sala stampa e dal Televoto, che nel rush finale a tre ha tradito Fedez, mentre la demoscopica continuava a premiare Ermal Meta. A entusiasmare la band anche l’apprezzamento dell’orchestra dell’Ariston che ha suonato in piedi il loro pezzo. «Il maestro Enrico Melozzi è stato molto bravo, è stato incredibile», dice Victoria. «L’idea dell’orchestra in piedi è stata sua, alcuni hanno detto che si divertivano a suonare il nostro pezzo. Poter suonare con sessanta elementi è stato entusiasmante. L’orchestra ha aggiunto colori, senza portare il brano verso un’altra direzione».
L’Ariston ha anche ricongiunto la band con il loro “mentore” e scopritore Manuel Agnelli: è stato lui il loro coach ai tempi di “X Factor” ed è lui che i quattro musicisti hanno voluto sul palco nella serata delle cover per un memorabile duetto su Amandoti dei CCCP. «I Måneskin hanno portato un pezzo non fatto per il Festival», ha sottolineato il frontman degli Afterhours. «Zitti e buoni non è un pezzo fatto appositamente per il Festival di Sanremo, molti artisti invece si sono adatti per il consenso».
Per i Måneskin ora si apre la prospettiva Eurovision Song Contest, dove sono ansiosi di arrivare: «Non vediamo l’ora», si entusiasma Victoria. Appuntamento in maggio a Rotterdam. In dicembre le prime due date del tour a Roma e Milano. Pandemia permettendo.
Sanremo 2021
CLASSIFICA FINALE
1. Maneskin
2. Francesca Michielin e Fedez
3. Ermal Meta
4. Colapesce Dimartino
5. Irama
6. Willie Peyote
7. Annalisa
8. Madame
9. Orietta Berti
10. Arisa
11. La Rappresentante di Lista
12. Extraliscio
13. Lo Stato Sociale
14. Noemi
15. Malika Ayane
16. Fulminacci
17. Max Gazzè
18. Fasma
19. Gaia
20. Coma_Cose
21. Ghemon
22. Francesco Renga
23. Gio Evan
24. Bugo
25. Aiello
26. Random