Era finito nel dimenticatoio. Poi la campagna social #diamociunamano, che ha visto impegnati cantanti, attori, politici e gente comune, ha riaperto il dibattito sull’omotransfobia e sul ddl Zan, ovvero la norma che prende il nome dal deputato Pd, Alessandro Zan, e che estende alle manifestazioni d’odio fondate sull’omofobia e sulla transfobia alcuni reati previsti nel codice penale. Approvato alla Camera, ha bisogno del via libera definitivo in Senato. Qui i lavori procedono a rilento, ostacolati dal centrodestra. Ed è questo il motivo degli attacchi di Fedez alla Lega dal palco del Concertone del primo maggio.
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La legge Zan ha l’obiettivo di contrastare le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. In pratica, questa legge aggiunge ai passaggi del codice penale (articolo 604-bis) che già puniscono, con il carcere fino a un anno e sei mesi, le discriminazioni a sfondo razziale, etnico o religioso anche quelle di stampo omofobo. Prevede pene, fino a 4 anni (art. 604-ter), per chi istiga a commettere discriminazioni o violenze per motivi di sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità così come oggi è previsto per razza, etnia o religione. E punisce anche chi organizza o partecipa ad associazioni che, per gli stessi motivi, istigano alla discriminazione e alla violenza. Non solo «aggiunge» il reato di discriminazione omofoba, ma anche l’aggravante. Oggi l’aggravante dell’odio razziale può far aumentare la pena di un reato fino a una metà in più. Ecco, lo stesso potrebbe valere per aggressioni a omosessuali o transessuali. La legge poi istituisce anche una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, il 17 maggio.
Su questa legge, parte del centrodestra e parte del mondo conservatore cattolico hanno espresso critiche. Oltre all’inserimento di definizioni quali «identità di genere» nel codice, il centrodestra teme che l’attività in difesa della famiglia tradizionale (ad esempio una campagna contro l’equiparazione dei diritti della coppie dello stesso sesso rispetto al matrimonio o sulle adozioni) possa essere citata come «discriminazione». A differenza del razzismo, però, le norme sull’omofobia non si applicano al reato di propaganda, ma solo all’istigazione a commettere discriminazione o violenza. E i sostenitori della legge ribadiscono che il testo non si applica ai reati di opinione, con una specifica clausola a tutela del pluralismo e della libertà di espressione.
La Camera ha approvato il 4 novembre 2020 in prima lettura il ddl Zan, passando quindi la palla alla Commissione Giustizia del Senato. Che però lo ha tenuto bloccato per diversi mesi, a causa anche delle resistenze di Lega e Fratelli d’Italia. «Troppo divisiva per la maggioranza», spiegava Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama passando di rinvio in rinvio. Ora sembra che qualcosa si sia finalmente mosso, visto che l’approvazione del ddl è stata calendarizzata dal Senato.