Doppia linea della Lega in Europa. Matteo Salvini cerca una posizione di equilibrio che lo costringe a dichiarazioni altalenanti, se non contrastanti, tra la necessità di sostenere il governo di cui fa parte, guidato dal convinto europeista ed ex presidente della Bce, Mario Draghi, e allo stesso tempo cercare di rimanere una figura di spicco dei sovranisti europei, ruolo che il leader della Lega si è guadagnato in anni di invettive contro Bruxelles, richieste di uscita dall’Unione e dall’euro. Ma Matteo Salvini, dopo aver firmato insieme ai partiti sovranisti d’Europa la Carta dei valori europei, puntualizza: «Io sono per l’Italia, anche in Europa. E quindi sosteniamo il governo Draghi perché ha restituito dignità all’Italia».
La formalizzazione dell’alleanza con Marine Le Pen e Orban in funzione anti-europeista rende invece più visibile la particolare posizione della Lega di Matteo Salvini: un documento con cui i partiti sovranisti europei si scagliano contro le istituzioni di Bruxelles arrivando a definirle «uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa per arrivare alla costruzione di un’Europa senza Nazioni». Un’incongruenza sottolineata anche dal segretario del Pd, nonché alleato di governo, Enrico Letta, che su Twitter ha sottolineato che «non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si può».
Resta da capire cosa ci sia in comune tra le posizioni del premier Draghi, così decisamente sponsorizzato da Salvini, e il testo del documento sottoscritto dalla Lega e i partiti sovranisti di Le Pen e Orban: «L’uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo e nuove forme di struttura sociale è una manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una legittima resistenza. L’iperattivismo moralista che abbiamo visto negli ultimi anni nelle istituzioni dell’Ue ha portato allo sviluppo di una pericolosa tendenza ad imporre un monopolio ideologico».
Frasi di ben altro tono rispetto anche a quelle pronunciate dallo stesso Salvini in un’intervista pubblicata alcuni giorni fa dal Financial Times, nella quale ammette che «è chiaro che l’Europa sta cambiando in meglio dotandosi di nuovi strumenti e nuove regole, e noi dobbiamo accompagnarla». Salvini si è trasformato? È diventato un uomo dell’establishment?” si chiede allora il giornalista Miles Johnson del Financial Times. «Ul mondo è cambiato, l’Europa è cambiata, gli Stati Uniti sono cambiati, le dinamiche economiche sono cambiate. Abbiamo certi valori e quelli rimangono»risponde Salvini aggiungendo anche che la sua idea è «un’Europa del popolo, non un superstato ma una unione delle diversità e delle comunità».