Dal sindacato di destra Ugl a punto di riferimento della Lega nel Lazio. Il sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, è finito al centro delle polemiche dopo la sua proposta di rimuovere l’intitolazione ai magistrati uccisi dalla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di un parco di Latina per ripristinare la vecchia denominazione ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Un’idea che ha portato diverse forze politiche, da M5s a Pd, a Leu, con l’aggiunta a titolo personale di Elio Vito di Forza Italia, a chiederne le dimissioni e a richiedere la ricalendarizzazione di una mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle a maggio.
Il deputato vicinissimo a Matteo Salvini è parlamentare dal 2018, anno in cui è stato nominato sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali durante il governo giallo-verde. Si è guadagnato il nome di “Mister Quota 100” dopo l’ideazione della riforma che ha smontato la legge Fornero. Oggi è sottosegretario insieme a Maria Cecilia Guerra e Alessandra Sartore del ministero dell’Economia guidato da Daniele Franco.
Prima il diploma di ragioneria, poi il lavoro come operaio in Pfizer e infine l’approdo nel sindacato di destra Ugl, diventando vicesegretario generale dal 2014 al 2018. Nel 2018 si è avvicinato alla Lega di cui è stato responsabile del dipartimento lavoro fino a essere eletto deputato. E proprio qui sono cominciati i guai. Prima con l’inchiesta “Follow the money” di Fanpage, che ha ricostruito il supporto della “sua” Ugl alla “bestia” di Matteo Salvini. Nell’audio riportato dalla testata, Durigon ha confidato di non essere preoccupato dalle indagini sui 49 milioni dei rimborsi elettorali confiscati alla Lega perché «Quello che fa le indagini, il generale della Guardia di finanza, sulla Lega lo abbiamo messo noi». E l’ultimo una settimana fa, quando ha proposto di reintitolare al fratello di Benito Mussolini un parco di Latina dedicato a Falcone e Borsellino. «La storia di Latina è quella che qualcuno ha voluto anche cancellare, cambiando il nome a quel nostro parco che deve tornare ad essere quel parco Mussolini che è sempre stato».
Ma non bisogna dimenticare che stiamo parlando dello stesso Durigon che nel 2019, anche se solo per pura propaganda, voleva dare il premio Nobel per la pace a Salvini per quell’opera di salvataggio delle vite in mare che nel frattempo è costata al leader della Lega un processo per sequestro di persona.