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Il crollo della Lega, il successo parziale Pd: chi ha vinto e chi ha perso le elezioni amministrative

Il primo turno delle elezioni comunali registra la vittoria del centrosinistra a Milano, Bologna e Napoli. Il centrodestra ha deluso un po' ovunque ,ma a Roma è primo con Michetti contro Gualtieri

Redazione di Redazione
Ottobre 5, 2021
in Politica
Tempo di lettura: 3 mins read
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Il crollo della Lega, il successo parziale Pd: chi ha vinto e chi ha perso le elezioni amministrative

La caduta dei sovranisti, il ritorno del Pd e l’astensione record. Il primo turno delle elezioni amministrative porta con sé risultati e verdetti politici piuttosto chiari. Il centrosinistra conquista Milano, Bologna e Napoli con la vittoria al primo turno di Giuseppe Sala, Matteo Lepore e Gaetano Manfredi. Ed è avanti a Torino in vista del secondo turno. A Roma ballottaggio tra Enrico Michetti (centrodestra) e Roberto Gualtieri (centrosinistra). Mentre la Calabria rimane al centrodestra ed Enrico Letta, segretario dei Dem, vince le suppletive a Siena e rientra in Parlamento. L’affluenza è stata ovunque bassissima : appena il 54,7% per cento degli aventi diritto (dati Viminale) si è recato ai seggi delle Amministrative 2021, contro il 61,6 del 2016 (quando però si votava in un giorno solo). Nelle grandi città quasi un elettore su due è rimasto a casa.

«Questa grande vittoria del Pd e del centrosinistra rafforza l’Italia e il governo: siamo tornati in sintonia con il Paese. Abbiamo dimostrato che la destra è battibile». Ha certo motivo di soddisfazione il segretario del Pd Enrico Letta non solo perché ha vinto la difficile sfida personale nel collegio della Camera di Siena-Arezzo rientrando in Parlamento dopo otto anni, ma soprattutto perché il risultato per i democratici è andato ben oltre le aspettative, con ben tre città che hanno eletto il sindaco al primo turno e con il candidato di Torino Stefano Lorusso che contro tutti i pronostici parte in vantaggio contro il competitor del centrodestra Damilano in vista del ballottaggio tra due settimane. Enrico Letta parla con Repubblica e fissa un ambiziosissimo obiettivo per il Partito Democratico: puntare alla vittoria alle elezioni del 2023. «Il mio modello è quello di Scholz con la Merkel: garantire continuità al governo dentro un percorso complesso. Perciò faccio un appello agli alleati è: in questi sei mesi di unità abbiamo capitalizzato un patrimonio, non disperdiamolo». In realtà nel resoconto dei risultati del Pd manca ancora un dato fondamentale. Se il partito riuscirà a tornare al potere a Roma dopo il suicidio politico di Ignazio Marino allora i risultati potranno essere definitivi davvero positivi.

La vittoria di Gualtieri a Roma rappresenterebbe un risultato positivo anche per Giuseppe Conte impegnato a raccogliere l’eredità di quel che resta del M5s dopo la sbornia elettorale del 2018. Ovvero dalle vittorie di Raggi e Appendino a Roma e Torino e conclusosi con la caduta del secondo governo Conte. Ma proprio a Torino e Roma, non si è presentata alle urne “la linea Conte”: il M5s ha deciso di correre da solo, in controtendenza con quanto stava avvenendo a livello nazionale. E le urne non hanno ripagato la scelta. Nel 2016, con Beppe Grillo leader, il Movimento presentò 251 liste su 1.363 Comuni al voto, mentre nel 2021 con Conte presidente ha presentato 99 liste su 1.342 Comuni al voto. Sono cifre che in queste ore stanno circolando nel Movimento, mostrando una perdita del 59, 8% di presenza in termini di liste nei Comuni al voto sui territori. Se poi si confrontano i Comuni in cui il Movimento si è presentato nel 2016 e che sono tornati al voto nel 2021 (quindi escludendo i Comuni caduti prima per altri motivi) rispetto alle 205 liste con cui il Movimento, con Grillo capo politico, si è presentato nel 2016, questa volta il M5s ne ha presentate solo 64, perdendo 141 liste che hanno deciso di non ricandidarsi cinque anni dopo.

La coalizione di centrodestra vive un cambiamento nella geopolitica interna: la Lega di Matteo Salvini, non avanza, anzi arretra leggermente, dall’11,8% delle Comunali di cinque anni fa al 10,7%. Un dato che fa ancora più effetto se accostato al 18% incassato alle elezioni regionali del 2018 e al 27,4% raccolto alle Europee del 2019. Accanto a questi numeri, Salvini deve fare i conti con i voti ottenuti dal partito di Giorgia Meloni, al tempo stesso alleata di coalizione e rivale alle amministrative. A Milano Fratelli d’Italia fa praticamente un salto triplo, e dal poco più che simbolico 2,4% uscito dalle Comunali del 2016 si ritrova a gestire un pacchetto di voti del 9,9%. A un passo dalla Lega. Repubblica ricorda che il Carroccio si fa superare dall’alleato anche a Roma e a Bologna, rischia anche a Torino e Milano. Salvini enfatizza il dato dell’astensionismo, fa autocritica, rilancia l’obiettivo di conquistare il governo nazionale e ammette il ritardo nella scelta dei candidati.

Fratelli d’Italia si gode i nuovi rapporti di forza. Dopo gli anni della mera testimonianza in Consiglio comunale a Milano, gli eletti di Fdi hanno ora di fronte prospettive del tutto nuove. Ma per dare un voto a Fdi alle comunali sarà decisivo il risultato di Michetti. Il primo partito della Capitale ha espresso un candidato che oggi ha però raccolto nel complesso meno di un terzo dei voti complessivi. La sfida su Roma è ancora aperta e il partito di Giorgia Meloni avrebbe la possibilità di dimostrare di saper governare.

Tags: CentrodestraCentrosinistraElezioni amministrativeEnrico LettaFratelli d'ItaliaGiorgia MeloniLegaM5sMatteo SalviniPd
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Fondatore e Direttore Editoriale: Maurizio Andreanò
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