La sentenza della Corte Costituzionale polacca che ha sancito il primato della legge nazionale sul diritto europeo, minando di fatto uno dei principi fondanti dell’Unione europea, sta suscitando reazioni ovunque. Ormai si parla di Polexit giuridica, anche se il governo di Varsavia ha detto di volere rimanere nella Ue. «L’ingresso della Polonia e dei Paesi dell’Europa centrale nell’Unione europea è uno dei momenti salienti degli ultimi decenni. Per noi, ma anche per l’Ue stessa» ha detto venerdì il premier polacco Mateusz Morawieck, ultra conservatore e nazionalista.
Ma è scontro totale tra Varsavia e Bruxelles. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che è «profondamente preoccupata» per la sentenza, ha assicurato che la Commissione userà «tutti i poteri che abbiamo in base ai trattati per assicurare» il primato del diritto Ue su quelli nazionali, incluse «le disposizioni costituzionali. È quello che tutti gli Stati membri dell’Ue hanno sottoscritto, come membri dell’Unione Europea».
La Corte Costituzionale polacca ha stabilito che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme alla legge polacca, per essere applicato in Polonia. La sentenza, arrivata in seguito a un quesito del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, significa di fatto che la Polonia non riconosce più la supremazia delle leggi europee su quelle polacche, cioè uno dei principi fondativi dell’Unione Europea. La decisione della Corte Costituzionale polacca non ha precedenti nella storia europea ma è solo l’ultimo passaggio di una contesa giudiziaria che prosegue da alcuni anni fra l’Unione Europea e la Polonia, diventata un paese a guida semi-autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 da parte del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra.
L’Unione Europea e la stragrande maggioranza degli esperti di diritto internazionale ritengono che il governo polacco abbia compromesso l’indipendenza dei tribunali e della magistratura con varie decisioni: la stessa Corte Costituzionale polacca è piena di giudici nominati direttamente dal governo e ritenuti vicini a Diritto e Giustizia. René Repasi si occupa di diritto dell’Unione europea all’università di Rotterdam e sul quotidiano The Guardian ha commentato così quello che sta succedendo in Polonia: «È vero che la Corte Costituzionale non è indipendente, ma questo è il passaggio più vicino a un’uscita “giudiziaria” dall’Unione Europea mai compiuto da un tribunale nazionale».
La sentenza della Corte costituzionale polacca sta rinforzando le tesi dei nazionalisti d’Europa, da Viktor Orban a Giorgia Meloni. «Fratelli d’Italia la pensa come le Corti costituzionali tedesca, polacca e altre – ha scritto la leader in un post – la Costituzione voluta, votata e difesa dal popolo italiano viene prima delle norme decise a Bruxelles. Perché si può stare in Europa anche a testa alta, non solo in ginocchio come vorrebbe la sinistra». Marine Le Pen, candidata del Rassemblement National alle presidenziali in Francia del 2022, ha difeso la Polonia che, «affermando il primato del proprio diritto costituzionale sulla legislazione Ue, esercita il suo diritto legittimo e inalienabile alla sovranità».