«Lo considero un successo. È stata la prima occasione in cui i leader hanno dato una risposta multilaterale alla crisi afghana». Questo il giudizio del premier, Mario Draghi, al termine del G20 straordinario sull’Afghanistan organizzato dall’Italia. «Il multilateralismo sta tornando come schema di lavoro dei paesi più importanti del mondo». Anche se ha pesato l’assenza del presidente russo Vladimir Putin e del cinese Xi Jinping.
«C’è stato un accordo sulla necessità di arrivare a una posizione unificata. Questo si è tradotto in un mandato alle Nazioni Unite di tipo generale per il coordinamento della risposta e per agire anche direttamente», ha spiegato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Eppure nello staff del premier si era partiti con altre ambizioni, si era lavorato per settimane ad un testo scritto, una dichiarazione da far condividere ai 20 leader. Non ci si è riusciti, il summit è stato utilissimo come dice il capo del governo, ma non ha preso impegni cogenti. Forse anche per quelle assenze, di Mosca e Pechino.
Durante la conferenza stampa, Draghi ha spiegato che «affrontare la crisi umanitaria» in Afghanistan «richiederà contatti con i talebani: ma questo non significa un loro riconoscimento. Bisogna prendere atto che sono stati giudicati per ciò che hanno fatto, non per ciò che hanno detto». «La prima risposta contro il terrorismo è la cooperazione – ha continuato Draghi – Non so quale sia la natura esatta del rapporto tra il governo talebano e l’Isis. L’impressione è che non siano veramente tanto amici, ricordiamo tra l’altro la bomba alla moschea, i talebani non hanno certamente gradito. Molte considerazioni ci suggeriscono che dovremo capire meglio cosa sta succedendo».
Il premier ha ribadito, inoltre, la necessità di garantire la sopravvivenza del sistema bancario per garantire anche i pagamenti e un flusso di denaro costante alla popolazione, di impegnarsi nella salvaguardia dei diritti umani e, in particolar modo, delle donne, «tema sul quale non si può tornare indietro di 20 anni», oltre ad evitare che il Paese diventi di nuovo un hub per il terrorismo internazionale.