Il dossier su un eventuale scioglimento di Forza Nuova è sul tavolo di Mario Draghi. Il premier, all’indomani dell’assalto alla sede della Cgil da parte del movimento di estrema destra, avrebbe avviato un’istruttoria con giuristi e accademici di fiducia per valutare quale strada legale sia possibile percorrere. Ne verrà fuori, scrive Repubblica, un parere tecnico, che servirà a sostenere il lavoro degli uffici della presidenza del Consiglio.
Di Forza Nuova si sente parlare in Italia da oltre vent’anni. Il nome del suo fondatore, Roberto Fiore, è noto nell’ambiente della destra fascista, ma anche a polizia e magistratura, da ancora prima. Pur avendo un seguito elettorale trascurabile, Forza Nuova ha sempre attirato un seguito attivo e violento ed è stata coinvolta in numerosi fatti di cronaca. La vicenda politica di Roberto Fiore comincia alla fine degli anni Settanta: Fiore, assieme a Giuseppe Dimitri, morto nel 2006, e Gabriele Adinolfi, oggi ideologo e punto di riferimento di CasaPound, nel 1978 fondò Terza Posizione, un movimento a suo modo innovativo all’interno del panorama dell’estrema destra neofascista italiana. Molti dei militanti di Terza Posizione iniziarono a riconoscersi apertamente negli slogan dell’organizzazione terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Dopo la strage della stazione di Bologna, compiuta proprio dai Nar, le Procure di Bologna e Roma emisero mandati di cattura per molti dirigenti di Terza Posizione. Roberto Fiore scappò prima in Libano e poi a Londra. Qui, con il suo amico Massimo Morsello, fonda Easy London, società che si occupa di viaggi studio nella capitale inglese. Nel 1997, sempre con Morsello, fonda Forza Nuova.
Forza Nuova aprì subito 50 sedi in tutta Italia, molti ex esponenti di Terza Posizione e dei Nar si ritrovarono coinvolti anche in posizioni di rilievo della nuova organizzazione. Il programma politico di Forza Nuova fu da subito esplicito e molto semplice, basato su otto slogan: abolizione dell’aborto; incremento demografico (città e quartieri dovrebbero essere concepiti a misura di famiglie numerose); blocco dell’immigrazione (definita «dolorosa ferita per l’armoniosa convivenza tra i popoli»); messa al bando della massoneria e delle sette segrete; cancellazione del debito pubblico nei confronti del Fondo Monetario e di altri istituti; ritorno al concordato del 1929 (testuale: «Lo Stato italiano riconosce alla Chiesa Romana il ruolo di guida spirituale del popolo»); abrogazione delle leggi Scelba e Mancino; formazioni di corporazioni che sostituiscano il sindacato. Il cosiddetto programma politico per uno Stato Nuovo recita: «Forza Nuova crede in uno Stato autentica espressione della sovranità nazionale, che sia mezzo eticamente ordinato al conseguimento del bene comune, secondo una visione organica che, basandosi sulla natura sociale dell’uomo, permetta a quest’ultimo di vivere bene in società, nel rispetto di una morale conforme al diritto naturale e alla legge eterna».
Forza Nuova acquisì molta visibilità nel 2000 perché si pose alla testa del movimento che voleva impedire lo svolgimento a Roma, nell’anno del Giubileo, del Gay Pride. In quegli anni Forza Nuova iniziò a presentarsi alle elezioni in alcuni comuni: alle amministrative, a Lodi, raggiunse il 2,5%, a Faenza il 4,4%. Nel 2006 Alternativa sociale di Alessandra Mussolini (che era appena uscita da Alleanza nazionale) si era alleata con il centrodestra. Della formazione della nipote del Duce facevano parte anche Forza Nuova di Roberto Fiore e il Fronte Sociale nazionale di Adriano Tilgher.
L’accordo, all’epoca fu stato stipulato direttamente con Berlusconi. Impossibile non sapere, già a quel tempo, che Fiore e Tilgher non fossero di certo dei moderati. Roberto Fiore (Forza Nuova) era stato condannato per associazione sovversiva e banda armata ed era stato latitante a Londra. Tilgher, ex Avanguardia nazionale, invece, aveva collezionato un arresto e una condanna per ricostituzione del partito fascista. Un’alleanza che suscitò diversi malumori e che spinse Fiore, Tilgher e Mussolini a rinunciare alla candidatura personale, restando però alleati, coi loro simboli in lista sotto quello di Alessandra Mussolini. In quella tornata elettorale Alternativa sociale ottenne lo 0,7% alla Camera e lo 0,6% al Senato.
Adesso tutti ne prendono le distanze. Tutti contro i neofascisti, tutti contro le violenze di sabato a Roma. Da Forza Italia alla Lega la condanna è unanime. E a Palazzo Chigi si discute di «un provvedimento per lo scioglimento delle forze politiche che si richiamano al fascismo». Nulla è deciso, anche se si stanno facendo tutti gli approfondimenti, di carattere giuridico e di opportunità. La scelta troverebbe fondamento nella legge Scelba del 20 giugno 1952, che consente al governo «in casi straordinari di necessità e di urgenza» di agire per decreto-legge se un movimento usa la violenza «quale metodo di lotta politico» o «denigra la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza».
Il tema è politicamente esplosivo , Draghi si muove con estrema cautela. Un simile provvedimento va studiato nei minimi dettagli, perché nella storia d’Italia un partito politico non è mai stato sciolto con un decreto legge del governo. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 dal ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani, ma a seguito di una sentenza. Per Palazzo Chigi tutte le strade sono aperte. Se però le indagini della magistratura dovessero dire che i movimenti neo-fascisti hanno attentato alle istituzioni e possono farlo ancora, il decreto di urgenza e necessità diventerebbe la via maestra.