Terza dose per tutti e riduzione dei tempi di validità del Green pass. Di fronte a una curva epidemiologica che continua a salire, il governo studia gli aggiustamenti necessari «per garantire alle imprese e alle attività commerciali di rimanere aperte», come ha più volte sottolineato il premier Mario Draghi.
I numeri confermano che siamo nel pieno della quarta ondata. Ieri in Italia i nuovi contagiati da Covid-19 sono stati 7.569, gli ospedali hanno contato 36 vittime e il numero dei ricoverati in terapia intensiva è salito a 458 pazienti, con il picco della curva che potrebbe arrivare a dicembre, poco prima di Natale. A preoccupare è anche l’Rt (l’indice che misura la velocità di trasmissione) che secondo il consueto report dell’Istituto superiore di Sanità ora è salito a 1,21, segno che i contagi sono destinati ancora a salire dai 78 casi per 100mila abitanti a cui siamo arrivati (una settimana prima erano 53). Friuli Venezia Giulia e Bolzano, dove i ricoveri stanno superando o sono vicinissimi alle prime soglie di allerta, già a fine mese rischiano di essere i primi due territori a finire in zona gialla e quindi a rialzare la mascherina anche all’aperto oltre a dover ridurre le capienze di cinema, teatri e stadi.
Il governo lavora, quindi, a un piano per l’inverno, che potrà diventare concreto a partire da fine mese. Si punta ovviamente sulle vaccinazioni e sulla spinta alle terze dosi. Ma tra le misure allo studio, oltre all’estensione ormai scontata dell’obbligo di esibire il Green pass nei ristoranti e al lavoro anche nel 2022 (si ipotizza fino a giugno) che potrebbe spingere le nuove iniezioni, c’è anche l’ipotesi di modificare il certificato verde. Ma anche limitare i rischi, prevedendo la possibilità di ottenere il certificato solo con tampone molecolare. Per ora invece è stata scartata l’ipotesi di rivedere i criteri che determinano le zone a colori, così come non sono previste nuove restrizioni per chi arriva dai Paesi dell’Est, nonostante il boom di contagi.
Dal primo dicembre si parte con i richiami per chi ha più di 40 anni, ma è soltanto una tappa del percorso che mira a far immunizzare tutti con la terza dose. L’ipotesi più probabile è che l’ampliamento a tutte le fasce di età arrivi a inizio 2022, ma se la quarta ondata farà impennare la curva non si esclude di anticipare.
Si ragiona anche sulla possibilità di una riduzione dei tempi di validità del Green pass. Oggi il certificato dura 12 mesi dall’ultima inoculazione, ma è un tempo ritenuto troppo lungo e si pensa di ridurlo almeno a 9 mesi. Ma soprattutto si pensa a escludere i tamponi antigenici dal certificato verde. L’alternativa allo studio è quella di ridurre la validità del test molecolare da 72 a 48 ore e di quello antigenico da 48 a 24 ore. Una modifica che viene valutata con la massima attenzione, perché molti cittadini che decidono di non vaccinarsi ricorrono al tampone per ottenere il Green pass dal 15 ottobre obbligatorio per andare al lavoro. D’altro canto accorciare la durata del test rapido potrebbe servire per convincere i dubbiosi a iniziare il percorso di immunizzazione.
Il sistema dei colori invece non sembra essere al centro di possibili modifiche, nonostante le maglie dei parametri siano state allargate durante l’estate e ora tutta Italia sia ancora in zona bianca. La soglia di occupazione dei letti in area medica e nei reparti di terapia intensiva inizialmente era stata prevista già al 10 e al 5% per far scattare il passaggio in giallo. Poi il pressing delle Regioni aveva fatto alzare i due valori al 10 e al 15%. Ma non è escluso che governatori e sindaci possano far scattare misure più restrittive in quelle aree, anche limitate, dove più alto è il numero di positivi. La strada, prevista dalle regole in vigore, resta quella di creare «zone rosse» per isolare eventuali focolai e limitare la circolazione del virus. Il governo per ora non pensa nemmeno a nuove restrizioni per chi arriva dai Paesi europei segnati in rosso scuro nella mappa Ecdc.