L’attualità politica ci pone dinanzi a grandi problemi e soprattutto sono convinto che il Covid abbia messo dinanzi a noi una realtà ineludibile: lo stato di salute tutt’altro che buono della nostra democrazia, totalmente alla deriva fra sovranismi, populismi ma anche l’atteggiamento sordo di un’oligarchia, in qualche modo sempre al governo per mezzo della logica parlamentare e del nostro sistema elettorale, che nelle componenti più sensibili recepisce la necessità di un cambiamento di rotta ma nella sostanza finisce per soggiacere a forze conservatrici e reazionarie provenienti dalle varie anime dei partiti e dei movimenti italiani.
Il governo Draghi credo abbia rappresentato per il nostro paese la sconfitta della volontà di cambiamento espresso dal paese alle scorse elezioni politiche e soprattutto una svolta ‘a destra’, verso quelle anime che nella compagine parlamentare rappresentano gli interessi della finanza, della grande imprenditoria italiana, e del credo scientista (che è altro dalla scienza!) che con l’istituzione del Green pass ha mostrato quella che è la sua vera natura: cioè criminalizzare chi ha sensibilità diverse, usare la norma come violenza per imporre alle persone scelte che non condividevano.
Credo alla libertà come valore fondante e penso che le idee non si impongano ma la gente vada convinta con argomentazioni, se si posseggono argomentazioni. Chi impone dimostra di possedere un potere antico: quello della forza che calpesta il diritto, e di essere pronto a usarlo per raggiungere i propri fini e obiettivi.
Parlavo dello stato di salute della nostra democrazia: in un paese democratico non si svuota il ruolo del parlamento con la logica dei decreti, non si fanno a ogni elezione con motivazioni diverse governi di ‘salvezza nazionale’, non si rielegge per la seconda volta il Presidente della Repubblica. Per i più questi saranno dettagli secondari, giustificabili alcuni anni fa dallo spread che era alto e oggi dal Covid ma noi siamo convinti al contrario che siano il segno di un male profondo che affligge la nostra democrazia in cui ancora una volta c’è uno scollamento profondo fra il paese reale e la società politica, che usa la pandemia per giustificare e nascondere la mancanza di una visione politica, e che per rispondere ai problemi del presente utilizza vecchie ricette: ad esempio dinanzi al possibile problema energetico determinato dall’acuirsi della crisi in Ucraina non propone assolutamente una riconversione energetica ambientale del nostro paese (slogan abusato fra l’altro dalla classe politica negli ultimi venti anni e mai attuato!) ma al contrario coglie subito l’occasione per proporre nuove trivellazioni, cioè altro scempio ambientale, altra distruzione del nostro territorio e dei nostri mari.
Il Covid forse, in conclusione, nasconde un male molto più profondo, un cancro che probabilmente non vogliamo vedere che sta logorando la nostra vita democratica e soprattutto sta impoverendo il nostro paese aumentando la forbice sociale, che era già molto alta tre anni fa, fra chi ha e chi ha sempre di meno. La pandemia ci impedisce di vedere forse il vero problema, cioè la mancanza di un progetto, di una visione globale per riprogettare il nostro futuro. Non è possibile farlo, è ormai chiaro a tutti, a colpi di leggi e di decreti. Servono idee, condivisione, dialogo, forse una visione veramente ‘democratica’ che rimetta al centro le nostre comunità e i loro bisogni ancora una volta inascoltati. Resta però una domanda ineludibile. Se chi oggi ci governa ha fallito: chi lo farà?