Usa e Ue insieme per ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo: gli Stati Uniti forniranno 15 miliardi di metri cubi addizionali di gas naturale liquefatto (Gnl). Non potendo farne a meno, infatti, i paesi europei stanno continuando a comprare gas dalla Russia, nonostante la guerra, pagando centinaia di milioni di euro al giorno, e allo stesso tempo si rifiutano di imporre sanzioni specifiche sulle esportazioni di gas. L’accordo è dunque un segnale positivo per l’Europa, anche se per varie ragioni è ancora molto limitato rispetto agli obiettivi complessivi.
L’accordo prevede che nel 2022 gli Stati Uniti, il primo paese per produzione di gas al mondo, inviino almeno altri 15 miliardi di metri cubi di gas in Europa, in aggiunta ai 22 miliardi già previsti, arrivando quindi ad almeno 37 miliardi di metri cubi di gas per quest’anno. L’obiettivo finale dell’accordo è arrivare a importare 50 miliardi di metri cubi di gas l’anno entro il 2030. Sarà anche istituita «una task force congiunta per applicare questi cambiamenti» e sarà copresieduta dai rappresentanti della Casa Bianca e dalla squadra della Commissione europea.
«Lavoreremo per garantire ulteriori 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto Gnl quest’anno e intanto lavoriamo per interrompere il gas russo ben prima del 2030 per garantire un’ulteriore domanda del mercato dell’Ue per 50 miliardi di metri cubi entro il 2030», ha spiegato Biden nel corso di un punto stampa con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Cinquanta miliardi corrispondono a circa un terzo dell’attuale import europeo di gas dalla Russia. Anche se questa operazione dimostra la reale intenzione dei paesi europei nel diversificare i propri fornitori di fonti energetiche, l’accordo non è comunque sufficiente a rendere i paesi europei indipendenti dal gas russo, almeno nel breve termine. Innanzitutto perché le forniture previste di gas americano restano comunque irrisorie rispetto a quelle importate dalla Russia, equivalenti a circa 150 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il gas russo copre attualmente circa il 40% del fabbisogno energetico complessivo e l’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea ne garantirà poco più della metà, il 24%.
Il gas americano, poi, arriverà ai paesi europei allo stato liquido, dato che non esiste un gasdotto diretto che colleghi Stati Uniti ed Europa. Per poter usare il gas che arriverà dagli Stati Uniti serviranno quindi attrezzature specifiche: navi metaniere, terminal per riceverlo e gasdotti per trasportarlo e soprattutto i rigassificatori, cioè le strutture che servono per far tornare il gas allo stato gassoso grazie a un processo di riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore. I rigassificatori attualmente esistenti in Europa non bastano per gestire l’intero approvvigionamento energetico dell’Unione: il paese con più impianti in questo senso è la Spagna, che ha 6 rigassificatori, seguita da Regno Unito e Francia. L’Italia ne ha tre, la Germania nessuno.
Il piano degli Stati Uniti per aumentare le forniture di gas naturale liquefatto all’Unione Europea era stato anticipato il 24 marzo dal Financial Times, che aveva quantificato l’invio nel vecchio Continente fino a 15 miliardi di metri cubi di Gnl entro la fine del 2022, così da ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia. Secondo gli analisti della banca Goldman Sachs, più che un aumento della produzione statunitense, Washington penserebbe a dirottare verso l’Europa un quantitativo di gas naturale liquefatto sufficiente ad aiutare l’Europa a ricostituire le sue scorte a livelli di sicurezza prima del prossimo inverno. L’incognita, ora, però, è che il flusso di gas dalla Russia possa interrompersi, dopo l’acuirsi della crisi anche a seguito della richiesta di Vladimir Putin di essere pagato in rubli.