In vista dell’autunno i segnali per dare vita a una nuova campagna universale con un nuovo vaccino adattato ad Omicron ci sono tutti. Tanto che il ministro della Salute, Roberto Speranza, vuole estendere la quarta dose a una platea molto più ampia: «L’ipotesi prevalente è che in autunno, ci auguriamo per l’inizio, potremmo avere un vaccino adattato alle nuove varianti». Se fosse vero, «immaginiamo di poter offrire questo vaccino anche a una fascia di popolazione molto più larga». Tra le ipotesi iniziali c’è quella di comportarsi come con il vaccino influenzale che viene fortemente raccomandato agli over 60 e ai fragili e reso comunque disponibile a tutti. Ma di fronte a nuovi picchi con grandi numeri non è escluso che si vada verso una forte raccomandazione per tutti o un nuovo obbligo per gli over 50.
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A preoccupare maggiormente sono le new entry della famiglia Omicron, le cosiddette Omicron 4 e 5, che oltre a a essere molto contagiose hanno mostrato una capacità di sfuggire ai vaccini. Omicron e soprattutto le sue sottovarianti non sembrano provocare una malattia più severa di Covid. Anzi i sintomi di Omicron 4 e 5, da quello che si è potuto vedere nei Paesi dove sono già diffuse, variano un po’ rispetto a quelli della versione Omicron originale: meno colpi di tosse, ma più naso che cola; meno febbre, ma più spossatezza. E poi vertigini, dolore allo stomaco e all’addome, male all’orecchio.
In vista dell’autunno ora gli occhi sono puntati sui nuovi vaccini adattati alla variante Omicron su cui stanno lavorando diverse aziende farmaceutiche. E c’è una probabilità «abbastanza alta» di vedere approvato entro settembre a livello Ue il primo vaccino anti-Covid adattato. A confermarlo nei giorni scorsi il capo della task force sui vaccini dell’Ema Marco Cavaleri: «Non è un mistero – ha aggiunto Cavaleri – che quelli più avanti al momento siano i vaccini mRna».
Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, ha già detto di ritenere molto probabile una nuova dose booster per tutti in autunno: «Dobbiamo avere fiducia nei vaccini attuali contro il Covid, i quali proteggono ancora molto bene verso la malattia grave, e sperare nella ricerca affinché produca per l’autunno dosi aggiornate e farmaci sempre più efficaci». Dopodiché Palù esprime una breve riflessione che sembra contraddire in modo palese la sua indicazione a proseguire in quella vaccinazione di massa che vede l’Italia ai primi posti sul pianeta. Secondo Palù oltre il 90% delle attuali infezioni di Sars-Cov-2 è di natura asintomatica, confermando l’impressione di un virus oramai endemico. Dopodiché, sostenendo che a suo parere le varianti Omicron sono in grado di «rompere sia l’immunità naturale e sia quella ottenuta col vaccino», Palù conferma quanto dallo stesso sostenuto fin dai primi mesi di questa pandemia infinita: «Le caratteristiche di chi muore non sono cambiate. Si tratta in larga parte di ultra ottantenni con patologie concomitanti. Se queste persone si reinfettano possono avere problemi, da cui l’importanza della quarta dose per i più fragili».
Solo una ristrettissima fascia di persone, quindi, rischia danni seri dal virus. Per quale motivo allora le persone in buona salute dovrebbero ancora una volta sottoporsi ad un’altra dose di vaccino, anche se aggiornata. Seguendo il ragionamento di Palù si dovrebbe dire addio ai vaccini obbligatori per tutti, così come alle altre misure sproporzionate, semplici strumenti di controllo politico su una società ancora terrorizzata. Ma Speranza non sembra essere d’accordo.