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Non tutti possono andare in Rai a parlare di Ucraina

Nella guerra alle fake news portata avanti dal Copasir e dalla Commissione di vigilanza Rai si ragiona alla creazione di un organismo, sul modello della Bbc, che valuti gli ospiti e soprattutto svolga un'azione preventiva di garanzia

Redazione di Redazione
Maggio 21, 2022
in Italia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Non tutti possono andare in Rai a parlare di Ucraina

L’irruzione della guerra mette in discussione l’esistenza dei talk show televisivi, almeno così come li conosciamo. Da sempre il genere più controverso del piccolo schermo, i talk sembrano avviati a un cambiamento che potrebbe essere una svolta epocale, oppure la morte definitiva. Nella guerra alle fake news portata avanti dal Copasir e dalla Commissione di vigilanza Rai si ragiona alla creazione di un organismo, sul modello della Bbc, che valuti gli ospiti e soprattutto svolga un’azione preventiva di garanzia per distinguere cosa è informazione e cosa non lo è. Nessun intento censorio ma solo l’obiettivo di avere un meccanismo che possa agire da freno alle ingerenze nei media di esponenti accademici o giornalisti a sostegno delle tesi di Mosca.

L’allarme su una struttura pianificata dal Cremlino con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e di dividere i governi europei è stato lanciato da tempo dall’Intelligence italiano. Non è un caso che i rappresentanti del Copasir saranno a Bruxelles per condividere il lavoro del Parlamento europeo che ha già votato per segnare un punto nella guerra contro la disinformazione. È la stessa battaglia portata avanti dalla Commissione di vigilanza Rai che sta lavorando a delle regole per «contrastare la disinformazione garantire la veridicità delle notizie e delle fonti, puntando ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte».

L’invito al servizio pubblico è quello di «attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito: l’istituzione di un osservatorio interno permanente; lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica; la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di notizie false; nonché a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente nella loro attività ai principi del fact-checking, adottando le migliori best practice di settore, a partire da quelle poste in essere da ultimo dalla Bbc».

Inevitabile un riferimento a Cartabianca, talk di Bianca Berlinguer da settimane al centro dell’ipotesi di chiusura. Il caso Alessandro Orsini è stato determinante per la necessità di rivedere l’impostazione dei talk in Rai. Un altro elemento centrale della bozza è proprio quello dei compensi agli ospiti, forse il più spinoso. Secondo questo documento la partecipazione degli opinionista ai programmi Rai dovrebbe essere gratuita e a rotazione, dice Michele Anzaldi, membro della Commissione di Vigilanza Rai: «Come ha dimostrato Orsini, la gente ci va non pagata, per quale motivo dovresti pagare gli ospiti e, soprattutto, perché sempre le stesse persone?».

Tags: Alessandro OrsiniCopasirDisinformazioneFake newsGuerra Russia-UcrainaRaiVigilanza Rai
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PICKLINE è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma n. 89 del 22/05/2018
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