Niente più aerei, ma solo bus e treni. Continua il valzer decisionale del governo Draghi sulle mascherine. La credibilità è ormai pari a zero. Dopo la rivolta del settore turistico per le norme che imponevano fino a settembre l’utilizzo di mascherine anche su aerei, navi e treni a lunga percorrenza, distruggendo così la voglia degli stranieri di venire in Italia, c’è stato un piccolo ritocco. Un ritocco che sa di ridicolo: niente mascherine in aereo. L’obbligo decade anche in Italia, che si uniforma a quanto già disposto a livello europeo dal 16 maggio. La misura resta, invece, per gli altri mezzi di trasporto. Ed è qui il paradosso.
Su bus e metro, treni e navi, così come per accedere a ospedali e Rsa, la mascherina Ffp2 rimane obbligatoria fino al 30 settembre. Non è, invece, più necessaria per cinema, teatri, palazzetti dello sport, locali al chiuso in generale, per i lavoratori degli uffici pubblici (in quelli privati, invece, resta fino a fine mese), e per gli studenti che sono impegnati negli esami di licenza media e a breve di maturità.
La disparità di trattamento aerei-treni è destinata a sollevare un polverone. L’Italia resta l’unico Paese al mondo a mantenere l’obbligatorietà della mascherina sui mezzi di trasporto, tranne appunto gli aerei. «Gli aerei hanno un sistema di aerazione più efficace e poi ci siamo attenuti al recente pronunciamento dell’Easa (European Union Aviation Safety Agency) che ha adottato le Linee guida operative per la gestione dei passeggeri aerei e del personale aeronautico in relazione alla pandemia da Covid-19», spiegano fonti ministeriali. Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, si sarebbe battuto per uniformare l’Italia agli altri Paesi europei dove non c’è obbligo di protezione sugli aerei, temendo che la proroga possa disincentivare il turismo dall’estero.
Sui treni ad alta velocità, gli intercity, regionali e i bus a lunga percorrenza permane quindi, per altri tre mesi e mezzo, l’obbligo di viaggiare con le mascherine. E lo stesso vale per Italo, che pure a metà maggio 2021 aveva investito 50 milioni per dotare i mezzi di filtri Hepa, della stessa tipologia di quelli degli aerei. Da qui le proteste del vicepresidente e dell’amministratore delegato di Italo, Flavio Cattaneo e Gianbattista La Rocca:«Siamo l’unico Paese al mondo che ancora impone le mascherine, in alcuni settori e non in altri, creando confusione tra i cittadini e senza alcun risultato tangibile», lamenta Cattaneo. «È una tegola che si abbatte sul nostro settore, nel momento in cui stiamo per rialzare la testa», afferma La Rocca.