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Che fine ha fatto il voto di protesta a Palermo?

Il candidato a sindaco di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte: «Ci si sarebbe aspettato un consistente voto di protesta, invece nulla, come se la rassegnazione avesse preso il sopravvento»

Redazione di Redazione
Giugno 23, 2022
in Politica
Tempo di lettura: 3 mins read
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Che fine ha fatto il voto di protesta a Palermo

Che fine ha fatto il voto di protesta a Palermo? Se lo chiede Ciro Lomonte, candidato a sindaco di Siciliani Liberi, di cui è segretario nazione, di Italexit di Gianluigi Paragone e del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi. Esaminiamo qualche dato fra quelli più significativi delle elezioni amministrative del capoluogo siciliano. Su 543.978 aventi diritto, hanno votato 227.677 palermitani, 66.000 in meno rispetto a 5 anni fa, il 21% in meno rispetto a dieci anni fa. Un’emorragia di partecipazioni democratiche. 14.299 schede sono state dichiarate nulle e 6.527 schede bianche.

Considerato che il nuovo sindaco Roberto Lagalla è stato eletto con 98.448 voti, di fatto rappresenta il 18% degli elettori effettivi. E gli altri? Perché il 58,15% non ha votato? «La crescita dell’astensionismo e della disaffezione alla gestione del bene comune non conosce limiti. Ci si sarebbe aspettato un consistente voto di protesta, invece nulla, come se la rassegnazione avesse preso il sopravvento», commenta Lomonte.

Ciro Lomonte e Francesca Donato, che contavano sul voto della galassia No Vax, No Green Pass e No euro, hanno ottenuto sommandoli poco più di 8mila voti. I consensi a questi candidati rappresentavano atti di sfiducia al sistema, un’alternativa all’astensione. Che di fatto non c’è stata. «Qualche giorno fa è morto un carissimo amico di 49 anni, grande sportivo, in perfetta salute, dopo due mesi di lotta contro una rara forma di miocardite improvvisa per la quale si era fatto ricorso ad un trapianto di cuore. Inutile. Il suo nome si aggiunge all’elenco sterminato di malori improvvisi e disturbi neurologici legati alla vaccinazione imposta dal Governo per frenare il dilagare del covid. Uno sterminio, per l’appunto. Quanti credono ancora che si possano cambiare i rappresentanti delle istituzioni per gestire saggiamente un Paese?», continua Lomonte.

Eppure la città non aveva accolto bene, alla presentazione del candidato sindaco del Pd, il ministro Speranza definito da Lomonte «il principale responsabile di una gestione semplicemente disastrosa della crisi pandemica, di una gestione comunque opaca nelle sue decisioni e nelle sue reali finalità». «A lui si devono – dichiarava il segretario nazionale di Siciliani Liberi – non solo gli insuccessi sanitari in termini di vite umane, ma anche le persecuzioni contro i medici che hanno fatto il loro dovere, una sequela di provvedimenti psicotici e assurdi, che hanno avuto come unico effetto la chiusura di moltissime attività, una violenza nelle discriminazioni indegna di un paese civile, la diffusione del terrore permanente, la persistenza unica al mondo di provvedimenti ormai abbandonati dappertutto, e infine anche la diffusione di numeri errati»

E allora perché i numeri della ribellione sono stati così bassi? «Si addossano le cause delle urne disertate alla presunta ignoranza della popolazione- spiega Lomonte -Girando per le strade di Palermo con i candidati della nostra coalizione (Siciliani Liberi, Palermo per Paragone, Popolo della Famiglia), abbiamo avuto al contrario la conferma che la consapevolezza di come stiano davvero le cose sia grande. Molto più grande fra le persone umili e libere che fra quelle borghesi privilegiate dal sistema dei partiti italiani. Ci siamo resi conto che è necessario un lavoro capillare e faticosissimo per dimostrare ai cittadini che un’altra politica è possibile. O, meglio, che è possibile tornare alla politica vera, alla ricerca sincera del bene comune, allo spirito di servizio nei confronti dei palermitani e dei siciliani. Coloro che ci hanno conosciuto personalmente hanno creduto a questo progetto di ribellione».

Il prossimo appuntamento saranno le regionali in Sicilia. «Vogliamo continuare sulla strada intrapresa. Questo è quello che serve. Il passaparola. I rapporti di amicizia leale e sincera. A maggior ragione quando si trattano argomenti spinosi come la colonizzazione della Sicilia e la lotta per liberarla dal giogo italiano. Non solo serve, è urgente! Perché il tracollo del sistema, interamente basato sulla creazione dal nulla degli euro da parte della BCE con cui i partiti italiani hanno comprato (reddito di cittadinanza e bonus di ogni tipo) l’acquiescenza delle masse, è ormai alle porte. L’Italia sta per fare default sul debito pubblico. Le prossime elezioni regionali, alle quali Siciliani Liberi parteciperà, debbono tenere conto della necessità di soluzioni inedite».

Tags: Ciro LomonteElezioni amministrative PalermoIl popolo della famigliaItalexitNo Green passNo vaxSiciliani liberiVoto di protesta
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