Obbligo vaccinale e Green pass dovrebbero essere solo un lontano ricordo. Eppure ci sono ancora ospedali o strutture per anziani che richiedono la certificazione verde, tamponi o autocertificazioni non solo per permettere di far visita ai propri parenti, ma a volte anche per eseguire esami diagnostici. Come segnala il “Comitato di Sana e Robusta Costituzione”, per esempio, la Ulss 6 Euganea di Padova richiede ai familiari, con tanto di cartello, di esibire il tampone: tutto, sembra di capire, a spese della persona e non dell’azienda sanitaria. Non solo. Il quadro è reso ancora più drammatico, sottolinea Raffaele Varvara, dal fatto che se la persona dovesse risultare positiva, seppur senza sintomi e dopo quattro dosi di vaccino, allora perderebbe il diritto di visitare il proprio familiare, anche nel caso di un fine vita.
Se non bastasse il buon senso, infatti, è la legge adesso a stabilire che il Green pass non esiste più con la conversione in legge del contestatissimo DL 31 ottobre n.162, conosciuto come “decreto rave”. Il Governo Meloni ha invertito la marcia nella lotta al coronavirus e, in una fase di graduale ritorno alla normalità, continua ad allentare le maglie che erano state strette dal precedente esecutivo. A partire dal Green pass non più obbligatorio per accedere a ospedali e Rsa.
Una misura che ha mandato definitivamente in soffitta la funzione del lasciapassare verde di «ritrovarsi tra persone non contagiose», come invece sosteneva l’ex presidente Draghi, al momento dell’istituzione del Green Pass nel luglio dello scorso anno. La confessione di Pfizer sui mancati test, conferma l’inutilità di decreti legge d’emergenza, Green pass, obblighi vaccinali per i sanitari e tutte le altre leggi liberticide che hanno messo in pausa la democrazia e i diritti su un principio ormai conclamatamene sbagliato, per stessa ammissione dell’azienda produttrice.
Eppure ancora molte strutture pubbliche e private lo richiedono. Il Comitato di Sana e Robusta Costituzione è da mesi molto attivo con l’operazione “Riapriamo le porte”, coinvolgendo anche personalità politiche: il prossimo obiettivo per sensibilizzare più persone possibili verso una situazione che non può cronicizzarsi al punto da essere ritenuta la nuova normalità è una manifestazione per il prossimo 18 febbraio a Milano, pochi giorni dopo le elezioni regionali.