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Quale giustizia per i morti di “tachipirina e vigile attesa”?

In molti si sono detti felici per l’inchiesta di Bergamo. Ma anche questa volta l’occasione di far giustizia: chi risponderà infatti per un protocollo la cui applicazione ha determinato circa 120mila morti

Redazione di Redazione
Marzo 8, 2023
in Italia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Quale giustizia per i morti di “tachipirina e vigile attesa”?

Come reagire alla notizia che migliaia di morti per Covid si sarebbero potute evitare se al posto del protocollo “Tachipirina e vigile attesa” il Ministero della Salute avesse prescritto farmaci antinfiammatori? Servirebbe un’indagine per accertare le responsabilità penali dei singoli che si sono macchiati di questo crimine. Ma ormai, al punto in cui è arrivato il nostro Paese, è una vana speranza che qualcuno tragga le debite conseguenze e racconti finalmente che il ministro della Salute ha causato migliaia di morti.

In molti si sono detti felici per il rinvio a giudizio dell’ex ministro Speranza per la gestione del Covid nei primi mesi della pandemia nella provincia di Bergamo. Ma anche questa volta l’occasione di far giustizia si è ridotta alla punta dell’iceberg quando invece i reati commessi per cui chiedere giustizia sarebbero ben altri. Chi risponderà, infatti, per un protocollo chiamato “Tachipirina e vigile attesa” la cui applicazione ha causato circa 120mila morti.

E chi pagherà per aver trattato le persone che hanno deciso di preservare il proprio corpo da un trattamento sanitario che non si ha avuto il coraggio per imporre come obbligatorio ma che con un losco ricatto di mantenimento del posto di lavoro o della normale vita sociale? Oggi a causa del Green pass si contano morti in tutto il mondo. E, ancora, chi pagherà per la conclamata disgregazione economica e sociale, per la discriminazione, per la violazione dei diritti fondamentali?

Sottoporre a processo la responsabilità politica di soggetti che hanno cavalcato, in un modo o nell’altro, la pandemia, basandosi sulle stime di un chiusurista come Andrea Crisanti, che in quei primi mesi di paura consigliava di indossare mascherine e guanti anche in casa, rischia non portarci ancor più fuori strada, creando indirettamente i presupposti per future soppressioni della libertà basate sul terrore sanitario. Una eventuale condanna per mancata zona rossa apre al fatto che per le prossime (già ampiamente annunciate) sedicenti pandemie, qualsiasi amministratore potrà attuare le peggio misure restrittive specie per chi non si dovesse attenere alle misure sanitarie di volta in volta varate per far fronte all’emergenza.

Tags: Covid-19Inchiesta di BergamoRoberto SperanzaTachipirina e vigile attesaVaccino anti-Covid
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