Da passaporto sanitario a strumento di censimento fiscale. Il Green pass istituito durante la pandemia da Covid-19 cambia finalità. La Commissione europea prevede una riforma del fisco digitale per intascare direttamente l’Iva. In questo meccanismo il pass servirebbe per tracciare ogni movimento. E qui scatta la trappola.
Non bastavano i danni fatti con il Covid che hanno affamato interi Stati; non bastava la folle gestione della guerra in Ucraina con sanzioni alla Russia che sono diventate sanzioni ai cittadini europei, ora la Commissione europea mira a introdurre anche un sistema di tracciamento fiscale basato sul Green pass.
La sua tecnologia si basa sulla blockchain ed è utilizzabile anche per tracciare in tempo reale gli scambi tra contribuenti. La Commissione europea punta infatti a una riforma del fiscoche si regga su 3 pilastri: scambi tra contribuenti tracciati in tempo reale; portafogli fiscali crittografati; versamento dell’Iva in tempo reale. L’obbiettivo della riforma fiscale europea è quella di collegare l’Iva alle transazioni digitali. Ma non è tutto.
Nei documenti del febbraio 2020 di Bruxelles, citati da La Verità, sull’evoluzione digitale dei governi, si legge che tale struttura dovrà essere allargata al maggior numero possibili di attività pubbliche fino all’utilizzo dell’euro digitale, la valuta digitale della Bce. Ora, se si sovrappone lo schema studiato dalla banca centrale alla blockchain che tiene in piedi il Green pass, si nota che sono perfettamente sovrapponibili.
Serviva un grande evento per trasformare i cittadini in utenti digitali e munirli di un portafoglio virtuale. E quel grande evento è diventato, casualmente, la pandemia che ha consentito con il pass di piantare i paletti necessari a creare il più grande sistema di tracciamento fiscale. Basterà collegarli con un filo virtuale.