A tre mesi dalle elezioni, il consiglio comunale di Bari rischia di concludere anticipatamente la sua vita naturale per sospetto di infiltrazioni mafiose. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi invia una commissione di accesso per verificare le accuse di voto di scambio. Il prossimo 8 e 9 giugno a Bari sono in programma le elezioni amministrative, ma se si dovesse arrivare alla nomina di un commissario potrebbero slittare anche di 18 mesi.
«Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune», replica il sindaco di Bari Antonio Decaro. Mentre la maggioranza e il centrodestra provano a smorzare la polemica politica parlando di «atto dovuto», Decaro spiega di aver «tolto il territorio» alla criminalità. Ripercorre episodi nei quali ha accompagnato persone comuni a denunciare contro i clan e richiama processi nei quali il comune si è costituito parte civile. «Non mi meraviglio più di niente – ha detto il sindaco – come Savastano in Gomorra alcuni di loro hanno scritto andiamo a riprenderci la città. Ma la città è dei baresi, non è di nessuno, cosa volete riprendervi? Dobbiamo essere orgogliosi dei baresi per bene che sono molti di più dei criminali».
La decisione di Piantedosi è legata a una serie di arresti fatti a fine febbraio dopo che la polizia, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale, aveva eseguito due diverse ordinanze di custodia cautelare e sequestri per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi da sparo, commercio di droga e turbativa d’asta nei confronti di 130 persone. Le indagini ipotizzavano un’ingerenza elettorale politico-mafiosa nelle elezioni comunali del 26 maggio del 2019. Tra gli arrestati c’erano anche l’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, e la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di una lista civica inizialmente eletta dall’opposizione e poi passata alla maggioranza.
Secondo l’accusa, Olivieri avrebbe versato danaro ad esponenti dei clan mafiosi, promesso posti di lavoro e buoni benzina. Per favorire l’elezione della Lorusso, si sarebbe mosso anche il padre, l’oncologo Vito Lorusso, già indagato per concussione e peculato e nuovamente arrestato in questa inchiesta che avrebbe a sua volta stretto un accordo con Massimo Parisi, fratello del boss “Savinuccio”: in cambio dei voti alla figlia avrebbe curato un nipote del capoclan, poi deceduto. In tandem con Lorusso correva il candidato Michele Nacci (primo dei non eletti della lista “Di Rella sindaco”), che avrebbe legami famigliari con pregiudicati ed esponenti di spicco del clan di Andrea Montani. In cambio di danaro e di un posto di lavoro, anche il clan Strisciuglio si sarebbe mobilitato per Olivieri. Nell’inchiesta sarebbe anche indagata, sempre per voto di scambio, un’assessora regionale del Pd, Anita Maurodinoia. Nella maxi inchiesta sono finiti in carcere presunti affiliati mafiosi, il cantante neomelodico Tommaso Parisi, figlio dell’indiscusso boss barese “Savinuccio” Parisi. Sono state sottoposte ad amministrazione giudiziaria per un anno per infiltrazioni mafiose la municipalizzata del trasporto urbano barese Amtab spa e la Maldarizzi automotive spa, società sulle quali i clan avrebbero esercitato la propria forza criminale ottenendo posti di lavoro.
A seguito degli arresti un gruppo di parlamentari pugliesi aveva chiesto un incontro con Piantedosi. All’incontro avevano partecipato anche il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario alla Sanità Marcello Gemmato, il senatore Filippo Melchiorre e altri tre parlamentari, tutti legati ai partiti dell’attuale maggioranza di governo di destra e tutti eletti in Puglia. La Commissione parlamentare Antimafia, guidata da Chiara Colosimo, di Fratelli d’Italia, aveva a sua volta aperto un fascicolo.
La commissione di accesso dovrà fare una serie di accertamenti e riferirne gli esiti al ministro che deciderà di conseguenza se procedere o meno con la proposta di scioglimento e la conseguente nomina di un commissario. Secondo Antonio Decaro la decisione di Piantedosi è politica, è cioè il risultato di una pressione esercitata sul governo dal centrodestra pugliese in vista delle elezioni che il centrodestra a Bari «perde da vent’anni consecutivamente».