La settimana che sta per iniziare è quella decisiva per il governo, che dovrà decidere la rotta verso una futura riapertura. «L’emergenza non è ancora finita», ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza. «L’Italia dovrà imparare a convivere con il virus fino a quando non saranno trovati un vaccino o una cura». È la cosiddetta fase due: mesi durante i quali alcune restrizioni dovranno inevitabilmente essere allentate, ma durante i quali devono rimanere fermi alcuni punti che permettano al sistema sanitario nazionale di non collassare.
Anche se la curva di crescita dei contagi ha cominciato ad appiattirsi, non è ancora il momento di abbassare la guardia come dicono gli esperti. Il ministro Speranza prevede un piano strategico una «graduale e cauta riapertura» che potrebbe iniziare già dal 13 aprile. Sono cinque i punti fondamentali che il ministro della Salute ha presentato in due colloqui con Repubblica e Il Corriere della Sera: distanziamento sociale e mezzi di protezione per tutti, ospedali Covid su tutto il territorio nazionale, rafforzamento delle reti sanitarie locali, studio a campione per capire quanti sono i contagiati in Italia e un’app, sul modello della Corea del Sud, per verificare i contatti delle persone positive.
Mantenere la distanza di sicurezza tra una persona e l’altra, ma anche «fare rispettare il distanziamento sociale a tutti i livelli e promuovere l’utilizzo diffuso dei mezzi di protezione individuale» sarà la regola principale della “fase 2”. Quindi sì all’uso della mascherina sia per andare al supermercato, sia per andare a lavoro. «Una diffusione intelligente di mascherine ci aiuta in questa battaglia – ammette Speranza –. Purché non le si utilizzi per andare a correre nel bosco e si eviti di usare quelle con il filtro, riservate al personale sanitario».
Saranno previsti ospedali specializzati per il virus, anche quando l’emergenza sanitaria avrà allentato la presa «fino alla distribuzione del vaccino non si può escludere un’ondata di ritorno del virus». Questo perché gli ospedali tradizionali devono potersi «concentrare su tutte le terapie ordinarie».
Prevenzione e reti sanitarie rafforzate per uscire dalla pandemia è il terzo punto del programma. Le misure prevedono che, dopo aver individuato il paziente positivo, una squadra di personale specializzato lo prelevi e se ne occupi durante tutto l’iter sanitario, vale a dire dal tampone fino alla terapia. Inoltre, saranno individuati gli altri pazienti potenzialmente positivi, e saranno isolati i contatti stretti. Un occhio di riguardo sarà dedicato alle residenze per anziani.
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Per Speranza sarà da affrontare la questione dell’uso corretto dei test, molecolari e sierologici, con la possibilità di tamponi più rapidi, che rispettino le linee guida dettate dall’Oms e dal Comitato tecnico-scientifico. Il ministro ha annunciato che partirà uno studio su un campione di migliaia di italiani per capire quanti sono entrati in contatto con il virus.
L’ultimo punto del programma riguarda il «rafforzamento delle strategie di contact tracing e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie». Attraverso un’app il Ministero potrà conoscere i contatti stretti di persone positive e a monitorare lo stato di salute di un paziente durante la quarantena, controllando ad esempio battito cardiaco e ossigenazione del sangue.