In Russia è il giorno delle manifestazioni di protesta contro il governo autoritario di Vladimir Putin e in solidarietà con il dissidente Alexei Navalny, arrestato domenica scorsa di ritorno dalla Germania dove nei mesi scorsi era stato curato per un avvelenamento ordinato secondo diverse ricostruzioni dai servizi di sicurezza russi. Le manifestazioni, organizzate in più di 60 città, non sono state autorizzate dal governo e sono state pubblicizzate soprattutto sui social network.
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Quando a meno di 24 ore dal suo rientro in Russia, l’oppositore Alexei Navalny è stato condannato a 30 giorni di custodia cautelare, i suoi collaboratori della Fondazione anti-corruzione hanno indetto manifestazioni per oggi 23 gennaio. Slogan: «Libertà per Navalny». E puntuali le manifestazioni sono partite in molte città di tutta la Federazione russa. Centinaia di dimostranti sono stati fermati a Mosca, e tanti altri nelle città teatro delle proteste. Tra le persone arrestate ci sarebbe anche la moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, che ha condiviso una foto di sé su Instagram scattata all’interno della camionetta della polizia.
Riot police charging the crowd at the #Navalny rally at Pushkin square in Moscow #Russia – big crowd not just on the square but in the adjacent streets as well. pic.twitter.com/NzNunYwK0C
— Frederik Pleitgen (@fpleitgenCNN) January 23, 2021
Per galvanizzare ulteriormente la popolazione a scendere in piazza, il team di collaboratori di Navalny aveva diffuso l’inchiesta “Palazzo per Putin” su una presunta residenza del presidente russo sul Mar Nero costata 100 miliardi di rubli finanziati a colpi di tangente. Sperando così di ottenere la stessa risposta che ci fu nella primavera 2017 quando diffusero la video-inchiesta sull’allora premier Dmitrij Medvedev intitolata “Non chiamatelo Dimon”. Qualche risultato c’è stato. Le manifestazioni a supporto di Navalny rappresentano un test di rilevanza strategica per gli oppositori di Putin, anche al netto dei moniti lanciati dalle autorità e dalle forze dell’ordine russe. Nei giorni scorsi infatti hanno annunciato che le proteste sarebbero state considerate «illegali» e che sarebbero state «represse», bloccando le piattaforme che invitavano le persone a partecipare alle manifestazioni. Ma nonostante ciò, molti sono scesi in piazza a manifestare con il governo di Putin.
A view from Vladivostok of the first of Saturday’s protests that will take place across Russia. https://t.co/ti3BqR4sl2
— Rob Lee (@RALee85) January 23, 2021
Le autorità hanno arrestato preventivamente vari esponenti dell’opposizione per i loro inviti a partecipare all’azione: 43 in 20 città. Tra loro, i fedelissimi di Navalnyj: Georgij Alburov, capo delle inchieste della Fondazione anti-corruzione, condannato a 10 giorni, e la portavoce Kira Jarmish, condannata a nove giorni. Solo l’oppositrice Lyubov Sobol, una delle più strette collaboratrici di Alexei Navalny, si era salvata con una multa di 250mila rubli (circa 2.750 euro) perché madre di una bimba piccola. Ma è stata poi arrestata oggi, poco prima dell’inizio della manifestazione di Mosca. Sono stati multati o arrestati decine di coordinatori e volontari degli uffici regionali della Fondazione di Navalny.
Del resto le autorità si preparavano già da tempo a reprimere il dissenso: alla fine del 2020, la Duma (la Camera bassa del Parlamento) ha adottato un intero pacchetto di leggi repressive, comprese quelle che rafforzano la responsabilità per le manifestazioni non autorizzate. Ma una dura repressione potrebbe essere l’inizio di grossi problemi per il Cremlino nell’anno in cui, a settembre, gli elettori sono chiamati al voto.