Vedi Napoli e poi… ne alleni la squadra. È andata grossomodo così per Carlo Ancelotti, fiore all’occhiello del calcio italico all’estero e tra gli allenatori più vincenti in circolazione. Del resto da De Laurentiis, imprenditore cinematografico, c’era da aspettarselo un colpo di teatro. Ed ecco che la panchina più bella d’Italia per calore del pubblico e calcio giocato passa a un vincente nato. Bisognerà però vedere se il presidente azzurro darà ulteriore fondo al proprio portafogli accontentando le richieste del tecnico di Reggiolo, dopo aver disatteso quelle di Sarri.
UNA SFIDA. Ancelotti, come detto, non ha bisogno di presentazioni. Tra i pochi tecnici ad aver vinto il campionato in 4 nazioni diverse, ha all’attivo ben 3 Champions League vinte, tra cui la storica “Decima” conquistata col Real Madrid, oltre a svariati altri titoli. Per non parlare della carriera da giocatore, che lo ha portato a vincere due volte la coppa dalle grandi orecchie. Insomma, un fuoriclasse assoluto del ruolo. Che però nella sua carriera ha allenato sempre corazzate, o comunque ottime squadre. Andando a ritroso, Carletto ha occupato la panchina di Juve, Milan, Chelsea, PSG, Real Madrid e Bayern Monaco. Non proprio squadrette di poco conto, e tutte con rose attrezzate per competere al meglio su ogni fronte. Se proprio si vuole trovare un team non di primo livello allenato dal tecnico tre volte campione d’Europa si deve risalire alla sua prima avventura in panchina, con la Reggiana, che fruttò comunque una promozione in Serie A. Il Napoli che Ancelotti trova è sì una squadra di livello, ma non un collettivo di campioni affermati. Nella rosa azzurra fatta qualche eccezione, come Albiol che può vantare nel suo palmares 2 europei e un mondiale con la Spagna, comunque non vinti da protagonista, i campioni affermati sono pochi. C’è da dire che quella napoletana è una sfida abbastanza simile a quella che Ancelotti affrontò con il Parma nel ‘96/’97, squadra con cui si classificò secondo in campionato stabilendo un record per la società. Analizzando i singoli, però, i Ducali di quell’annata sembravano obiettivamente una spanna sopra rispetto ai napoletani attuali. La rosa parmense comprendeva oltre a campioni ancora acerbi, come un giovanissimo Buffon, altri già affermati come Thuram, Crespo, Chiesa, Zola, Dino Baggio, Sensini, ect., e oltretutto, particolare da non sottovalutare, ai tempi la Serie A era in assoluto il campionato più competitivo al mondo, rendendo così il risultato del Parma ancor più eccezionale.
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— AurelioDeLaurentiis (@ADeLaurentiis) 23 maggio 2018
MISSION IMPOSSIBLE? Il Napoli, forse, nella stagione appena conclusa è andato oltre le aspettative. Di certo, nonostante la mano sarriana già fosse evidente, nessuno si aspettava che i partenopei potessero raggiungere l’astronomica cifra di 91 punti. De Laurentiis, inoltre, non è proprio quello che si definirebbe uno spendaccione, e tolti Higuain, preso dal Real, e Cavani, preso dal Palermo come un ottimo attaccante e trasformato in campione, non ha mai riservato cifre folli per il mercato. E a causa di ciò ha incrinato i rapporti con più di un allenatore, ultimo proprio Sarri. Il successo degli ultimi anni del Napoli è dovuto dunque alla programmazione e a quel pizzico di fortuna che non guasta mai e che ha permesso agli azzurri di trasformare scommesse come Lavezzi, Hamsik, Mertens o Callejon in campioni capaci di fare la differenza. Ancelotti, però, difficilmente si è trovato nella situazione di dover lavorare con una squadra composta da giocatori ancora “da fare”. Analizzando, per esempio, le difese con cui l’allenatore di Reggiolo ha lavorato in carriera, tutte queste erano composte da straordinari elementi, cosa che non si può dire per il Napoli che sì, ha tenuto e alla grande dietro, tanto da giocarsi lo scudetto fino alla fine in un campionato che storicamente porta al successo le retroguardie meno superabili, ma che di certo non ha nel contenimento la sua qualità migliore.
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L’ENTUSIASMO DI UNA CITTÀ. Tuttavia Napoli può continuare a sognare. La fine dell’era Sarri e lo strano epilogo di stagione, lasciavano preannunciare la chiusura di un ciclo che non è stato troppo vincente, ma che ha di certo regalato non poche soddisfazione ai partenopei. Con l’arrivo di Ancelotti, invece, all’ombra del Vesuvio è ritornato l’entusiasmo che ha accompagnato gli uomini di De Laurentiis per tutta l’ultima annata. Ovviamente per il presidente cominciano adesso le grane. Come detto, il Carletto (quasi) nazionale non è tipo che lavora con giocatori mediocri e il produttore cinematografico dovrà abbassare il budget dei cinepanettoni per riservare qualche colpo importante al suo nuovo e già amatissimo tecnico. All’aeroporto di Capodichino sembra che sia stato avvistato Arturo Vidal, allenato da Ancelotti nella sua ultima avventura in terra bavarese. Che sia il primo innesto pesante? Di certo l’allenatore di Reggiolo non è la panacea di tutti i mali. Resta una squadra che per cercare di conquistare il campionato ha gettato alle ortiche una Coppa Italia che poteva contendere alla Juventus e un’Europa League che poteva vedere gli azzurri protagonisti, viste le squadre che sono arrivate in semifinale e la magra figura del Marsiglia nella finalissima di Lione. Ci sono poi le avversarie in patria, che considerati i piazzamenti nostrani e continentali (ogni riferimento a Inter e Roma è puramente voluto) dovrebbero avere maggior potere d’acquisto in estate con la possibilità di migliorare le proprie rose. Insomma, avere un allenatore top è importante e sicuramente il Napoli ha ingaggiato un assoluto fuoriclasse (sarà l’allenatore più vincente ai nastri di partenza della prossima stagione) ma senza un ulteriore sforzo economico questa squadra resta di rimanere la solita bella incompiuta.