È iniziato con una vigorosa stretta di mano l’incontro tra Vladimir Putin e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un a Vladivostok nell’estremo est della Russia. L’incontro con il presidente russo si svolge due mesi dopo il summit vietnamita con Trump, in cui Pyongyang e Washington non sono riusciti a trovare un compromesso tra denuclearizzazione e allentamento delle sanzioni. Due ore di confronto, più del doppio dei 50 minuti previsti per questa parte del summit a cui hanno preso parte solo i leader con gli interpreti, per «discutere dei metodi per risolvere pacificamente la questione sul nucleare in Corea del Nord», come ha affermato lo stesso Kim.
«Abbiamo parlato della storia delle nostre relazioni bilaterali, della situazione attuale e delle prospettive per lo sviluppo dei nostri legami. Abbiamo discusso della situazione nella penisola coreana e abbiamo condiviso le nostre posizioni sulle misure da adottare affinché la situazione abbia buone prospettive di miglioramento», ha detto il presidente russo. Soddisfatto anche Kim Jong-un, che ha parlato di un summit «fruttuoso»: «Sono venuto in Russia – ha detto – per scambiare opinioni sull’attuale situazione nella penisola coreana, uno dei problemi più importanti dell’odierna agenda internazionale, e discutere dei metodi per risolvere pacificamente questa questione, e anche per scambiare opinioni sullo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali in base alle esigenze del nuovo secolo».
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Putin ha detto di apprezzare gli sforzi di Kim Jong-un per cercare di migliorare i rapporti con gli Stati Uniti. Secondo gli analisti, Kim in Russia vuole dimostrare che la Corea del Nord non è isolata e può contare sul dialogo con la Russia per cercare di sbarazzarsi delle sanzioni per i test nucleari e missilistici. Putin vuole invece rafforzare il ruolo del Cremlino come interlocutore di primo piano nella questione nucleare nordcoreana, dimostrando che gli Usa non sono la sola potenza in grado di dettare l’agenda in questo campo. Intanto gli Stati Uniti sperano ancora di raggiungere un accordo decisivo con la Corea del Nord per la denuclearizzazione: Pompeo, che è stato a Pyongyang quattro volte l’anno scorso, ha detto che «assolutamente» crede che Kim sia disposto a fare un passo importante per rinunciare alle sue armi nucleari in cambio di un minor isolamento.