L’estate e l’eccessiva esposizione all’aria condizionata aumentano gli episodi di mal di testa dovuti a cefalea ed emicrania. A volte anche mangiare cibi troppo freddi o sorseggiare acqua ghiacciata può scatenare il mal di testa. Il dolore è determinato presumibilmente da un difetto nella “comunicazione” tra cervello, nervi e vasi sanguigni del cranio che può riguardare alcune sostanze chimiche dell’organismo chiamate neurotrasmettitori. Uno stile di vita non sano, una scorretta alimentazione, l’abuso di fumo e alcol possono incrementare il problema.
L’emicrania è una patologia neurologica che può assumere carattere cronico caratterizzato da ricorrenti cefalee, da moderate a gravi. A livello mondiale, le emicranie colpiscono quasi il 15% della popolazione, circa un miliardo di individui; è più comune nelle donne (19%) rispetto agli uomini (11%). In genere il mal di testa è monolaterale (colpisce cioè solo una metà della testa) e a natura pulsante, la gravità del dolore, la durata e la frequenza degli attacchi è variabile; ad esso spesso si associano sintomi quali nausea, vomito, fotofobia (aumento della sensibilità alla luce), fonofobia (aumento della sensibilità al suono).
Le emicranie si ritiene siano causate da un mix di fattori ambientali e genetici e secondo recenti studi possono essere indotte anche da fattori scatenanti, che in alcuni casi sono stati ritenuti solo leggermente responsabili, mentre in altri fortemente responsabili. Un fattore scatenante può incorrere fino a 24 ore prima della comparsa dei sintomi. Tra i fattori scatenanti si individuano: reazioni allergiche, stress fisico o psicologico, cambiamenti nelle abitudini del sonno, il fumo, l’assunzione di alcol, fluttuazioni del ciclo mestruale e l’assunzione di alcuni alimenti.
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Anche se il problema dell’emicrania non può essere risolto a tavola, l’esclusione o la limitazione di certi alimenti può contribuire ad arginarlo. Gli alimenti contenenti glutine, ad esempio, se consumati in eccesso posso accentuare il disturbo. Anche la correlazione tra ingestione di alimenti contenenti glutammato monosodico (carne, pesce, patate, cereali, latte) ed episodi emicranici è nota da tempo. La tiramina contenuta in alcuni cibi rientra anch’essa tra i possibili fattori scatenanti e ne sono ricchi i formaggi stagionati, lo yogurt, carni e pesci in scatola, salsa di soia. Da consumare con moderazione anche i cibi contenenti feniletilamina quali cioccolato, agrumi, frutti di bosco. E non dimentichiamo l’istamina il cui aumento improvviso causa reazioni allergiche su soggetti predisposti ed è contenuta nelle banane, nelle carni bovine e suine, in birra e vino, nei salumi, nei pomodori, nei molluschi.
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L’importante, comunque, è non generare pericolosi allarmismi: molte persone, infatti, si privano di alimenti sospetti senza avere alcuna certezza sul loro ruolo nella comparsa o nell’acutizzazione del disturbo di cui soffrono. Con la supervisione di un nutrizionista è quindi utile intraprendere uno scrupoloso piano alimentare, eliminando pochi alimenti per volta ed annotando su un apposito diario i cibi consumati, gli orari dei pasti e le loro ripercussioni sul disturbo in modo da stabilire le eventuali correlazioni ed effettuare le necessarie modifiche sull’alimentazione del paziente e sullo stile di vita.