Neanche un anno e mezzo fa lo chiamavano “signor Nessuno”, eppure il tempo è galantuomo e con il passare dei mesi Giuseppe Conte è il più quotato a guidare il governo giallorosso (se mai nascerà), tanto da ricevere l’endorsement anche del presidente degli Stati Uniti. «Comincia a mettersi bene per l’altamente rispettato primo ministro della Repubblica italiana, Giuseppe Conte. Ha rappresentato con forza l’Italia al G7. Ama molto il suo paese e lavora bene con gli Stati Uniti. Un uomo di grande talento che spero rimanga primo ministro», ha twittato questo Donald Trump.
Qualche ora prima, un altro noto cittadino americano aveva citato Conte su Twitter. Si tratta di Bill Gates, fondatore e amministratore delegato onorario di Microsoft, che ormai da anni è impegnato anche nel sociale. «La Germania, L’Italia, e la Commissione Europea hanno dimostrato grande capacità di leadership con le loro impegni verso il Global Fund. Grazie al ministero per Cooperazione e lo Sviluppo Economico Tedesco, a Giuseppe Conte e alla Commissione Europea. Il vostro impegno aiuterà a proteggere chi nel mondo è più vulnerabile a malattie come Aids, tubercolosi e malaria».
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Ma Conte è apprezzato anche in Europa, da ultimo per come ha gestito la partita delle nomine nei posti chiave della Ue, con l’appoggio, richiesto da Macron, alla nuova presidente della Commissione europea. Ma anche aver evitato ben due procedure di infrazione sui conti pubblici italiani è passata come un’operazione che a pochi sarebbe riuscita. O l’aspetto umanitario, pur nella chiusura dei porti, facendo sempre sbarcare i minori. E l’elenco potrebbe continuare, sino al discorso contro Salvini pronunciato in Senato e la chiusura alla Lega proprio dal G7 di Biarritz. Tanto da valergli nei giorni scorsi l’endorsement del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: «È uno dei migliori esempi di lealtà in Europa. Su di lui posso dire solo cose positive».
Ormai in Europa Conte ha conquistato il sostegno dei vertici Ue, da Tusk alla nuova presidente della Commissione europea von der Leyen, e degli altri capi di Stato e di governo, dalla Merkel a Macron, e poco importa che Nicola Zingaretti, il nuovo partner di lavoro dei Cinquestelle, in nome della «discontinuità», avrebbe voluto un nuovo inquilino a Palazzo Chigi. Anche dalle parti del Vaticano, infatti, si fa (neanche troppo) segretamente il tifo per il governo giallorosso guidato da Conte come si evince anche da un recente editoriale del direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda. «Vedere Salvini vincere ci farebbe male, sebbene si proclami difensore dei valori cristiani», mormorano i cardinali preoccupati che il tentativo Pd-M5S fallisca.
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Insomma Conte di nuovo a Palazzo Chigi ha più di qualche spinta internazionale, è visto con favore da Washington a Bruxelles, da Berlino al Vaticano. Ma è apprezzato anche in casa: il M5s non ha mai mollato sulla scelta di Conte a Palazzo Chigi. A sostenere la sua candidatura è sceso in campo anche il fondatore Beppe Grillo che lo accoglie tra gli «Elevati». «Sembra che nessuno voglia perdonare a Conte la sua levatura ed il fatto che ci abbia restituito una parte della dignità persa di fronte al mondo intero». È il pensiero che il cofondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo rivolge al premier dimissionario Giuseppe Conte. «Se dimostreremo la capacità di perdonare le sue virtù – prosegue Grillo ironicamente – sarà un passo in avanti per il Paese, qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia». «Ora ha pure un valore aggiunto – conclude sempre rivolgendosi al premier uscente -. L’esperienza di avere governato questo strano Paese… benvenuto tra gli Elevati».