Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova ordinanza con cui si rinnovano le misure restrittive relative alla Provincia autonoma di Bolzano che resta rossa e alle regioni Basilicata, Liguria e Umbria in zona arancione. La decisione del ministero ha validità fino al 3 dicembre, ma potrebbe subire ulteriori modifiche in base alle disposizioni del Dpcm del 3 novembre. Le ultime conferme si aggiungono a quelle già arrivate la scorsa settimana per le prime regioni messe in lockdown, cioè Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia e Calabria, oltre che per la Puglia e Sicilia in zona arancione.
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Entro il 10 dicembre tutte le zone rosse dovrebbero diventare arancioni, alcune arancioni trasformarsi in gialle. L’idea è prevedere una zona gialla “rafforzata” con un nuovo Dpcm che l’esecutivo proverà a varare entro il fine settimana e che consentirà gli spostamenti anche tra regioni gialle soltanto ai residenti domiciliati altrove. I destinatari speciali di questa norma dovrebbero essere proprio i parenti stretti. Tutte ipotesi al momento. Intanto si ragiona e si osserva la curva epidemiologica per evitare una terza ondata di contagi post-Natale.
La linea del governo è dettata dalla prudenza per «evitare di ripetere gli errori fatti a Ferragosto», come hanno ripetuto il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, sottolineando anche il triste dato che con «600 morti al giorno è fuori luogo parlare di cenoni». Dunque, niente vacanze sulla neve. Conte è stato categorico: «Gli impianti sciistici non riapriranno», nonostante le pressioni delle regioni alpine firmatarie di un protocollo con le linee guida sulla prevenzione del contagio da Covid da predisporre per l’utilizzo in sicurezza degli impianti durante la stagione invernale. E, ora, con l’annunciato stop allo sci per Natale i gestori degli impianti di risalita italiani temono di bruciare il 70% del fatturato della stagione invernale.