Di vaccini per i più piccoli si parla già da tempo. Ma la ripresa delle lezioni ha riaperto il dibattito tra chi mira a immunizzare anche questa fascia di popolazione e chi è contrario. Al momento nessun vaccino anti-Covid è stato approvato per i bambini. E sebbene si tratti di una fetta della popolazione mediamente più al riparo dagli effetti gravi della malattia, il rischio di infezione e trasmissione del contagio esiste.
Per vaccinare i bambini dobbiamo infatti attendere l’approvazione delle Agenzie del Farmaco. Pfizer e Biontech hanno appena comunicato i risultati degli studi clinici su sicurezza e efficacia del vaccino 2 nei bambini dai 5 agli 11 anni, che confermano quelli osservati nei bambini più grandi e negli adulti. L’Fda si è impegnata ad analizzare rapidamente i dati, auspicando di poter autorizzare in poche settimane (già entro il mese di ottobre) il vaccino ai bambini in questa fascia di età.
I dati presentati nell’ambito di questo studio di fase 2/3, che arruola bambini di età compresa tra 6 mesi e 11 anni, riguardano i 2.268 partecipanti di età compresa tra 5 e 11 anni che hanno ricevuto una dose di 10 microgrammi in un regime a due dosi. La media geometrica dei titoli di anticorpi neutralizzanti (Gmt) era 1.197,6, e questo dato – secondo le aziende produtrici – dimostra una «forte risposta immunitaria in questa coorte di bambini un mese dopo la seconda dose». Ciò si confronta bene, nel senso che è un dato non inferiore, con la media dei titoli anticorpali (1.146,5) delle persone tra i 16 e i 25 anni, utilizzate come gruppo di controllo per questa analisi e a cui è stato somministrato un regime a due dosi di 30 microgrammi. Inoltre secondo quanto comunicato dalle due compagnie il vaccino è stato ben tollerato, con effetti collaterali paragonabili a quelli osservati nei partecipanti di età compresa tra 16 e 25 anni». I più comunemente riportati sono dolore e gonfiore nel sito dell’iniezione, mal di testa, brividi e febbre.
Ma una ricerca condotta dall’Università della California sembra dare ragione a chi invece solleva perplessità e dubbi sulla somministrazione del vaccino ai più piccoli: nei ragazzi di sesso maschile che godono di buona salute il rischio di venire ospedalizzati per gli effetti collaterali del vaccino Pfizer è più alto di quello che correrebbero se contraessero un’infezione da Covid-19. Stando ai risultati, che si basano su dati medici, per gli adolescenti tra i 12 e 15 anni senza patologie pregresse, la probabilità di vedersi diagnosticata una miocardite è da quattro a sei volte superiore rispetto a quella di finire in ospedale con il Covid nei quattro mesi successivi all’inoculazione del vaccino. Molti soggetti che hanno sperimentato questo raro effetto collaterale hanno sviluppato i sintomi entro qualche giorno dalla seconda dose Pfizer, ma una problematica assimilabile a questa è stata osservata anche per il vaccino Moderna. Circa l’86% dei ragazzi colpiti ha avuto bisogno di cure ospedaliere.
Il passaggio risolutivo sarà l’autorizzazione vera e propria da parte degli organi regolatori chiamati a esprimersi in indipendenza sull’esito degli studi, avverte la presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Annamaria Staiano. Ciò premesso i bambini «vanno vaccinati contro questo virus, a fronte di un vaccino autorizzato, perchè continuano a rappresentare un serbatoio per la diffusione del virus nell’ambiente. Ma vanno vaccinati anche per una protezione nei loro stessi confronti. Infatti, anche se in rari casi, pure tra i bambini si sono avute manifestazioni severe della malattia Covid». Senza contare che «in nazioni dove la scuola è ripresa prima, si sta registrando un aumento dei casi proprio nella popolazione pediatrica ed anche in Italia, come evidenziano i dati, si rilevano nuovi casi tra i bambini i cui esiti non sono sempre leggeri».
«È ancora troppo presto. Non ci sono indicazioni univoche della comunità scientifica per vaccinare questa popolazione così sensibile. Dobbiamo evitare di rincorrere i comunicati stampa delle aziende. Il buon senso dice: aspettiamo sospendiamo, vediamo». Sono le parole di Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma, intervenuto nel un dibattito sul vaccino anti-Covid destinato ai più piccoli. «Se le autorità regolatorie internazionali e nazionali lo approveranno e si prenderanno la responsabilità, allora sì – ha aggiunto Vaia – Sono un fortissimo sostenitore del vaccino ma non è una pozione magica. Dobbiamo lavorare come società per risolvere a monte i problemi del contagio».