Nonostante l’autorizzazione, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, all’utilizzo del vaccino anti-Covid sui bambini, i dubbi sulla sua reale efficacia rimanevano e si sono marcatamente amplificati con l’avvento, a fine 2021, della variante Omicron, con la sua capacità di evadere la neutralizzazione del virus da parte degli anticorpi. Adesso questi dubbi sono stati confermati dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità hanno appena pubblicato, sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, un lavoro sulla vaccinazione nei bambini italiani di età compresa fra i 5 e gli 11 anni.
«Anche una protezione moderata ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell’infezione», scrivono gli autori. Ma il vaccino protegge molto meno di quanto si pensasse. In estrema sintesi, i ricercatori hanno preso in esame tutti i bambini che hanno ricevuto le due dosi del vaccino in Italia dal 17 gennaio di quest’anno, quando il primo bambino italiano aveva completato il ciclo vaccinale, al 13 di aprile, e ne hanno calcolato l’efficacia (più correttamente quella che chiamiamo “effectiveness”, effettività, il grado di protezione vaccinale nel mondo reale, fuori dai trials clinici) rispetto ai controlli non vaccinati.
Si tratta di numeri alti: quasi 770000 casi di infezione da SARS-CoV-2 e 664 casi di COVID richiedenti ospedalizzazione, in una popolazione globale di circa 3 milioni di bambini. Con questi numeri, le stime di “effectiveness” sono molto affidabili, pur nei limiti di una sperimentazione retrospettiva. I risultati dimostrano che la protezione conferita dal vaccino contro l’infezione con o senza sintomatologia ma comunque senza ricovero ospedaliero, è del 29,4 % e quella contro la malattia grave (ospedalizzazione con o senza terapia intensiva o decesso) del 41,1%. Ben al di sotto quindi dell’efficacia calcolata nella sperimentazione di fase 3 di Pfizer, sopra al 90%, ma con un intervallo di credibilità molto ampio (67-99%). Di particolare rilevanza è che questi livelli protettivi sono inferiori a quelli che lo stesso vaccino ha conferito agli adolescenti ed agli adulti, mediamente ben superiori al 50% per l’infezione e parecchio più alti per la malattia.
Colpa di Omicron? Probabile. Secondo Antonio Cassone, membro dell’American Academy of Microbiology, è comprensibile che l’efficacia contro l’infezione del vaccino sui bambini sia così bassa: è lo stesso accaduto agli adulti con l’arrivo della nuova variante con le sue sottovarianti. Un anno fa, solo tra tanti, aveva espresso tutti i suoi dubbi sulla “reale efficacia” del vaccino anti-coronavirus di Pfizer BionTech sui bambini dai 5 agli 11 anni, criticandone la sperimentazione clinica realizzata su poco più di 2mila bambini e dunque con pochi dati da cui ricavare una stima affidabile della sicurezza ed efficacia del prodotto. E i risultati dello studio dell’Iss, l’unico finora fatta al di fuori degli Stati Uniti, dimostrano che quei dubbi erano giustificati.
«Nella pubblicazione dell’Iss, in un periodo di osservazione di poco meno di tre mesi – spiega Cassone – su quasi un milione ed ottocentomila bambini non vaccinati ci sono state alcune centinaia di bambini ospedalizzati, dei quali quindici hanno necessitato di terapia intensiva e due sono deceduti, uno dei quali affetto da una grave patologia di base. È confortante che nessuno dei bambini vaccinati, pur ospedalizzati, abbia avuto bisogno di terapia intensiva o sia deceduto. Si tratta comunque di un rischio assai piccolo di malattia grave (attorno a 2 su centomila per la terapia intensiva e minore di 1 su centomila infezioni per il decesso) che non possono non generare grande incertezza e dubbi sul reale bisogno di vaccinare contro Covid i bambini di questa età».