Il primo novembre decade l’obbligo di indossare le mascherine nelle strutture sanitarie. Cioè ospedali, residente per anziani, ambulatori. Ci sarà una proroga? È la prima vera decisione, o non decisione, che dovrà prendere il nuovo ministro alla Salute Orazio Schillaci. Al momento la posizione è stata di prudenza: «Adesso vediamo, ci stiamo lavorando sempre nel rispetto dei pazienti. Oggi la malattia da Covid è completamente diversa da quella che c’era una volta e quindi stiamo vedendo di fare in modo che man mano ci possa essere un ritorno ad una maggiore libertà», ha commentato il ministro.
Ma nel concreto, cosa succederà? Stando a quanto riportato da Repubblica, il nuovo ministro non avrebbe ancora preso delle decisioni definitive. Ma è ben consapevole del fatto che obblighi e restrizioni sono ormai mal tollerati dagli italiani, consci del fatto che la pandemia è alle spalle e la convivenza con il virus, oggi, possibile e auspicabile. Insistere sulla strada delle restrizioni potrebbe avere come conseguenza una perdita immediata di consenso per il governo. E questo non lo vuole Schillaci e, soprattutto, non lo vuole Meloni.
Si va, quindi, verso lo stop per l’obbligo di indossare le mascherine a partire dal 1 novembre, che non dovrebbe essere prorogato. Le protezioni per il viso, dunque, andranno finalmente nel cassetto, almeno fino alla prossima emergenza. Nel frattempo si lavora sul fronte multe ai non vaccinati: l’orientamento del nuovo governo è quello di stracciarle per mettere fine alle polemiche.
Addio anche allo stillicidio del bollettino quotidiano sui contagi del Covid, che ormai da oltre due anni fa parte della nostra quotidianità. «Pertanto – fa sapere Schillaci – anche in base alle indicazioni prevalenti in ambito medico e scientifico, si procederà alla sospensione della pubblicazione giornaliera del bollettino dei dati relativi alla diffusione dell’epidemia, ai ricoveri e ai decessi, che sarà ora reso noto con cadenza settimanale, fatta salva la possibilità per le autorità competenti di acquisire in qualsiasi momento le informazioni necessarie al controllo della situazione e all’adozione dei provvedimenti del caso». Un conto è raccogliere i dati giornalieri (cosa che verrà fatta), garantendo a chi deve prendere decisioni di poterli leggere, un altro è insistere ogni giorno con la diffusioni di dati che rischiano solo di allarmare la popolazione e frenare la ripresa economica.
E presto anche i medici non vaccinati potrebbero tornare in corsia. Le norme varate dal governo Draghi scadono il 31 dicembre, ma vista la «preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali», Schillaci sta definendo un «provvedimento che consentirà il reintegro in servizio del suddetto personale prima del termine di scadenza della sospensione». Gioisce il presidente dell’Ordine Filippo Anelli considera «di buon senso e saggezza» il ragionamento fatto da Schillaci, visto e considerato che ormai appare chiaro che il vaccino non è sterilizzante sulla trasmissione. «Sono circa 4mila i medici sospesi che potranno tornare a lavorare in ospedale o comunque a disposizione della direzione – spiega Anelli all’Adnkronos – Noi è da luglio che chiediamo un intervento perché il tempo dell’obbligo vaccinale anti-Covid per i sanitari è finito, vista la situazione epidemiologica e della stessa malattia, che è molto cambiata».