È polemica dopo le parole di Alberto Zangrillo. Il direttore della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano ha affermato che «clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più». Parole dalle quali sia il ministero della Salute che il Comitato tecnico scientifico, con gli interventi di Luca Richeldi e Franco Locatelli, hanno subito preso le distanze.
Tutto è cominciato durante la trasmissione «1/2 ora in più» su Rai3, quando a proposito della riapertura delle regioni, Zangrillo ha detto «sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero». «Circa un mese fa – ha aggiunto -sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta». Secondo il medico del San Raffaele, «i tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni mostrano una carica virale dal punto di vista quantitativo assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese/due mesi fa. Lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta – ha detto Zangrillo – ma terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve assumere le responsabilità perché i nostri pronto soccorso e i nostri reparti di terapia intensiva sono vuoti».
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Una tesi considerata «fuorviante» dallo pneumologo Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico. «Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi che non invitano alla prudenza. È indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane. Non va scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese», ha spiegato. «Ed è bene ricordare che la circolazione virale è un processo dinamico, per cui la gradualità e la cautela nella ripresa delle attività economiche e sociali devono rimanere la nostra priorità. Soprattutto alla luce delle riaperture del 3 giugno. Del resto, basta vedere come purtroppo la situazione sia molto diversa in Paesi, come Russia, Messico o India, nei quali queste misure non hanno potuto essere così efficaci e non hanno dato i confortanti risultati che vediamo nel nostro Paese».
«Sconcertato» si dice Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Comitato tecnico-scientifico: «Non posso che esprimere grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo con frasi quali il “virus clinicamente non esiste più”. Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus».
Dura anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: «È un messaggio sbagliato. In attesa di evidenze scientifiche a sostegno della tesi della scomparsa del virus, della cui attendibilità saremmo tutti felici, invito invece chi ne fosse certo a non confondere le idee degli italiani, favorendo comportamenti rischiosi dal punto di vista della salute».
Sulla stessa linea il direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito: «Al momento non vi è alcuna prova o studio scientifico pubblicato che dimostri che il nuovo coronavirus sia mutato. Fortunatamente in Italia abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti».