L’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) ha appena autorizzato l’uso della pillola di Pfizer contro il Covid. Si chiama Paxlovid e va usata il prima possibile dopo il contagio, al massimo entro 5 giorni dal tampone positivo. Si tratta di un antivirale che frena la replicazione del coronavirus all’interno dell’organismo. Nei test ha mostrato di poter prevenire l’aggravamento dei sintomi e il ricovero nel 90% dei casi.
Gli antivirali non saranno destinati a tutti i contagiati, ma solo a quelli con fattori di rischio che fanno prevedere un peggioramento dei sintomi. Nel caso di Paxlovid, oltre all’antivirale specifico per il coronavirus bisogna assumere anche un altro antivirale usato contro l’Hiv, il Ritonavir, che prolunga l’efficacia del primo. A differenza degli anticorpi monoclonali, questi farmaci possono essere presi comodamente a casa (sono compresse) e non hanno bisogno di un’endovena in ospedale.
Nel nostro paese si usa già l’altro antivirale messo a punto da Merck&Co, il Molnupiravir che non ha ancora ricevuto un’autorizzazione formale da parte dell’Ema nonostante abbia presentato la sua domanda un mese prima di Pfizer. L’efficacia di Molnupiravir, stimata inizialmente al 90%, è stata poi rivista verso il basso e ora è calcolata al 30%. L’Italia sta usando il primo stock di 12mila cicli di Molnupiravir dal 4 gennaio.
Se un paziente viene ricoverato in ospedale, oltre all’ossigeno-terapia possono essere somministrati sotto stretto controllo medico e a seconda delle condizioni del paziente, anticorpi monoclonali, corticosteroidi grazie al loro potente potere antinfiammatorio ed eparina. L’Agenzia europea per i medicinali ha anche espresso un parere positivo su due trattamenti: Ronapreve e Regkirona, identificati dalla Commissione europea come terapie promettenti nell’ambito della strategia dell’Ue sulla lotta al Covid-19. «Entrambi sono trattamenti da utilizzare durante le prime fasi dell’infezione a base di anticorpi monoclonali antivirali», si precisava nella nota.
Negli ultimi giorni ha dato esito positivo anche un trattamento sperimentale di autotrapianto di cellule staminali in un paziente Covid di 56 anni affetto da una forma medio-severa di polmonite virale interstizio-alveolare. «Il case report non ha alcuna pretesa di giungere a qualsivoglia conclusione definitiva – spiega Mario Balzanelli, direttore del Sistema 118 di Taranto, e primo autore dello studio -ma intende rappresentare un utile stimolo per l’avvio di ulteriori sperimentazioni dedicate a livello ospedaliero».
Nell’ambito delle cure domiciliari, possono invece essere prescritti paracetamolo o antinfiammatori non steroidei (Fans) in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso. Altri farmaci sintomatici, ricorda l’Aifa, potranno essere utilizzati su giudizio clinico.