Dalle bibite zuccherate ai voli aerei. In molti Paesi le micro tasse di scopo sono già in vigore. Limitano i danni alla salute umana e anche al pianeta. Tra le tasse green che potrebbero essere introdotte con la prossima legge di Bilancio c’è quella sulla plastica. I tecnici del Tesoro sono a lavoro per tassare gli imballaggi: 2 centesimi per ogni chilo di plastica. I dettagli sono ancora in via di definizione, ma quel che conta è l’interesse del governo per l’ambiente. Già Angela Merkel ha messo sul piatto 100 miliardi per il clima fino al 2030 e persino Bankitalia, con il governatore Visco, ha chiamato le banche centrali a fare la propria parte insieme agli Stati. E il segnale dell’Italia arriverà con la lotta alla plastica.
L’idea è di far pagare questa tassa ai produttori o a chi importa il materiale in plastica. Si applicherebbe dunque agli imballaggi di plastica, alle bottiglie, ai contenitori e alle confezioni per prodotti alimentari. Il confronto all’interno della maggioranza e del Governo è appena cominciato, ma c’è chi sostiene che il balzello alla fine ricadrà sul consumatore finale con il rischio di vedere aumentare il conto alla cassa. Si tratta in fondo di capire quanto i consumatori preferiranno scegliere imballaggi diversi per non pagare questa tassa “indiretta”. Un po’ come accaduto pochi anni fa con le buste biodegradabili a pagamento per pesare la frutta e la verdura. Un costo che ormai è consolidato sia per i consumatori che per lo Stato.
Per leggere la stesura finale della tassa sugli imballaggi bisognerà aspettare il 15 ottobre, quando la manovra sarà inviata a Bruxelles. Intanto c’è da scrivere il primo capitolo, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Il provvedimento arriverà la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri. Qui il numero che conta è quello del deficit perché da quello dipende la flessibilità che sarà concessa dall’Europa: più alto è il valore, più miliardi arriveranno nelle casse dello Stato. Dopo arriverà la manovra, quindi i contenuti della prima prova economica del governo giallorosso. Si lavora per il pacchetto di misure antievasione come quella di incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici: l’ipotesi più accreditata è quella di rimborsare mensilmente il 3% della spesa a chi paga con il bancomat o la carta di credito. Per facilitare le operazioni si pensa a una card unica che dentro avrà «carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare in conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale».