Dopo la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico, non si placa la polemica sulla scelta del governo di imporre il lockdown nazionale. Se, da un lato, esponenti dell’opposizione e alcuni scienziati condannano la scelta dell’esecutivo, dall’altro lo stesso Giuseppe Conte rivendica la correttezza della decisione. Ora, però, a supportare la decisione di Palazzo Chigi ci sarebbe anche un nuovo verbale del 10 marzo, finora rimasto segreto, in cui sono gli stessi esperti del Cts a dare il via libera di chiudere tutta Italia alla luce dei dati aggiornati sui nuovi contagi.
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A far cambiare idea agli esperti del Cts – che il 7 marzo, quindi tre giorni prima, consigliavano al governo «due livelli di misure» per contenere i contagi – sarebbe stata una relazione dell’Iss sui nuovi contagi in cui si sottolineava come il contagio si stesse spargendo all’interno del Paese, anche a causa delle fughe al Sud dei giorni prima. È sulla base di questa relazione che gli esperti decidono di dare l’ok alla decisione del governo di imporre il lockdown nazionale. Ora Palazzo Chigi potrebbe consegnare il verbale al Copasir, togliendo il vincolo di riservatezza e sciogliendo dunque i dubbi sulla decisione, contestata da più parti, di chiudere l’Italia.
Il 7 marzo il Cts indica la strada da seguire per tentare di fermare il propagarsi del virus. Chiede «due livelli di misure di contenimento»: uno per «i territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus» dunque l’intera Lombardia e in altre 14 province in cui si erano registrati più contagi, l’altro per «l’intero territorio nazionale». L’8 marzo il presidente Conte parla in tv e annuncia di aver disposto la chiusura della Lombardia e di altre 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini in Emilia Romagna, Pesaro e Urbino nelle Marche, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli in Piemonte, Padova, Treviso e Venezia in Veneto) perché vanno applicate «misure rigorose». In realtà la notizia è già filtrata ore prima provocando una vera e propria fuga verso il sud.
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Appena 24 ore dopo palazzo Chigi cambia però strategia e decide di dichiarare la «chiusura» di tutta l’Italia. Conte lo annuncia alle 22 dell’8 marzo, fa sapere che il provvedimento entrerà in vigore il giorno dopo. Il bollettino della Protezione civile registra 133 vittime, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza, 1.326 malati e 83 ricoveri in più nelle terapie intensive in 24 ore. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro invia una relazione al Comitato tecnico scientifico. È la base per il nuovo parere che gli scienziati consegnano al governo il 10 marzo fornendo il via libera alla linea già decisa di mettere il Paese è lockdown.