«Incitamento all’insurrezione». È questa l’accusa rivolta a Donald Trump dai democratici e contenuta nella mozione di impeachment presentata alla Camera. Le quattro pagine del documento fanno riferimento alle sue false dichiarazioni di vittoria contro Joe Biden, alle sue pressioni sui dirigenti della Georgia per ribaltare l’esito del voto e al comizio in cui ha incoraggiato i suoi sostenitori ad attaccare Capitol Hill.
Il primo tentativo di Nancy Pelosi non è riuscito. La Speaker della Camera puntava al consenso pieno della Camera, per dare all’appello il senso dell’emergenza bipartisan, dopo gli eventi del 6 gennaio scorso. Come era previsto, infatti, i repubblicani della Camera si sono opposti al passaggio all’unanimità della risoluzione presentata dalla maggioranza democratica per chiedere al vicepresidente Mike Pence di rimuovere Trump invocando il 25esimo emendamento. Ora la risoluzione dovrà essere approvata con il passaggio regolare in aula.
In parallelo Pelosi incardina la procedura di impeachment contro Donald Trump, l’accusa per metterlo, per la seconda volta, in stato di accusa. Il testo è firmato da quasi tutti i deputati democratici, 210 su 222. La risoluzione accusa il presidente uscente di «incitamento all’insurrezione» e chiede anche l’interdizione dai pubblici uffici, poiché il presidente potrebbe costituire una minaccia anche per il futuro. «Il 6 gennaio 2021 poco prima dell’inizio della sessione congiunta, il presidente Trump si rivolgeva a una folla di suoi sostenitori politici, poco lontano. Qui ripeteva false rivendicazioni: “Noi abbiamo vinto le elezioni e le abbiamo vinte a valanga”. Inoltre faceva dichiarazioni che hanno incoraggiato un’azione illegale contro il Congresso. Incitati dal presidente Trump, una massa di persone ha fatto breccia illegalmente nell’edificio, ferito appartenenti delle forze dell’ordine, minacciato membri del Congresso e il vice presidente», ha dichiarato la presidente della Camera, Nancy Pelosi.
L’atto di impeachment considera gli eventi del 6 gennaio come la conseguenza della lunga campagna di delegittimazione del risultato elettorale condotta da Trump. Nell’articolo si fa riferimento, infatti, non solo al discorso con cui lo scorso 6 gennaio ha aizzato la folla, ma anche alle sue ripetute e false affermazioni riguardo ai mai provati “brogli elettorali”, nel tentativo di rovesciare i risultati elettorali che indicano Joe Biden come vincitore delle ultime presidenziali. A questo proposito, si cita la telefonata al segretario di Stato della Georgia in cui, tra promesse e minacce, Trump esorta il funzionario repubblicano a «trovare i voti» per dichiarare nulla la vittoria di Biden.
La richiesta di impeachment dovrebbe essere votata dalla Camera mercoledì 13 gennaio: passerà, perché è sufficiente la maggioranza semplice che è nelle mani dei democratici. Ma le tempistiche della messa in stato di accusa potrebbero presentare però non pochi problemi. Secondo quanto annunciato dal leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, una eventuale seduta della camera alta per discutere delle accuse a Trump e non sarebbe chiamata prima del 20 gennaio, giorno dell’inaugurazione di Joe Biden. Un processo di impeachment al Senato fermerebbe inoltre i lavori della Camera che non potrebbe neanche confermare nuove nomine ed emanare leggi. La Camera potrebbe quindi decidere di aspettare i primi 100 giorni della nuova presidenza prima di trasmettere gli articoli di impeachment al Senato.